Maggianico

i quadri di Gaudenzio Ferrari

Nella chiesa di Sant'Andrea a Maggianico ci sono dei quadri di Gaudenzio Ferrari, non sono tutti quelli che c'erano in origine e di quelli rimasti c'è discussione se siano opere del Ferrari o di suoi allievi, qui sotto ci sono le riproduzioni, sono da sinistra a destra Sant'Ambrogio, Sant'Antonio e San Gerolamo (o Girolamo).

trittico di Gaudenzio ferrari - Maggianico
Cercando di documentarmi sulla loro storia ho trovato tante informazioni. Tra queste che un paio di quadri sono finiti a Londra, alla National Gallery. Sono "Cristo risorto" e "Sant'Andrea"

Cristo Risorto Sant'Andrea
Qualche anno fa ero a Londra ed andai a visitare la National Gallery, a Trafalgar Square. Cercai informazioni sui quadri di Gaudenzio Ferrari ma all'inizio non trovai nulla nell'indice alfabetico degli artisti. Chiesi allora all'ufficio informazioni che per fortuna trovò Gaudenzio Ferrari e mi confermò che c'erano i quadri che cercavo (che però non erano visibili al momento.. non so per che motivo). Chiesi allora come mai nell'indice alfabetico cartaceo che avevo consultato non c'era sotto la lettera F. Mi dissero che Ferrari era il nome e quindi avrei dovuto cercare nella lettera G il cognome Gaudenzio. Ho una copia del catalogo della National Gallery e sotto potete vedere la pagina in cui è posizionato Gaudenzio Ferrari, prima di Gauguin Paul. Un altro errore che ho riscontrato in tutto quello che ha pubblicato la galleria londinese è il nome della chiesa. Loro parlano sempre di chiesa di San Pietro di Maggianico, io non ho mai trovato informazioni, partendo dal periodo in cui sono stati fatti i quadri, di una chiesa dedicata a San Pietro a Maggianico.
Mi ha anche incuriosito il dubbio che la National Gallery ha sull'identità di Sant'Andrea, infatti nel catalogo il nome del santo è seguito da un (?). Il loro dubbio è sulla forma della croce, a T e non a X come è nella loro tradizione.

Secondo Luciano di Samosata (120 circa - tra il 180 e il 192), la forma tipica della croce da esecuzione usata dagli antichi romani corrispondeva a quella della lettera T, detta tau in greco.
Il termine crux commissa fu inventato da Giusto Lipsio (1547-1606) per indicare quel particolare tipo di croce, di cui la traversa è posta alla sommità della parte verticale (cum-missa), la cui forma richiama la lettera T. Per questo è anche definita croce a T o tau.
da https://it.wikipedia.org/wiki/Crux_commissa

Dai primi testi apocrifi, come ad esempio gli Atti di Andrea citati da Gregorio di Tours, si sa che Andrea venne legato e non inchiodato su una croce latina (simile a quella dove Cristo era stato crocifisso), ma la tradizione vuole che Andrea sia stato crocifisso su una croce detta Croce decussata (a forma di X) e comunemente conosciuta con il nome di "Croce di Sant'Andrea"; questa venne adottata per sua personale scelta, dal momento che egli non avrebbe mai osato eguagliare il Maestro nel martirio. Quest'iconografia di sant'Andrea appare ad ogni modo solo attorno al X secolo, ma non divenne comune sino al XVII secolo.
da https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_(apostolo)

Alla metà del X secolo Andrea divenne patrono della Scozia e forse iniziò da quel momento la X che appare nella loro bandiera ad essere chiamata "croce di Sant'Andrea".

catalogo National Gallery

Nel libro "Opere d'arte a Lecco" di Bruno Bianchi ci sono queste informazioni:
La parrocchiale di S. Andrea a Maggianico conserva, oltre a quello del Luini, anche un polittico di Gaudenzio Ferrari; la pittura del Rinascimento ha lasciato così due pezzi importanti e preziosi in una sola chiesa che si impone nella nostra zona, come la più ricca di interesse pittorico.
Gaudenzio Ferrari sembra confermare nelle figure dei tre santi la presenza nella sua formazione di un filone peruginesco, denunciato dal ripetersi sui visi di una identica espressione candida e tranquilla e dal muoversi un poco femminile del gesto di benedizione. I volti, le mani, le barbe candide e leggere, disegnati sotto l'influsso dello "sfumato" leonardesco, sono inquadrati e sostenuti dall'impalcatura di mantelli e di abiti, ampi e come solidificati; una traccia delle qualità e delle abitudini di Gaudenzio Ferrari affrescatore sembra trasparire dal muoversi di certe parti del panneggio, un poco riassuntive nel tracciato e nel chiaroscuro, in contrasto con la grande accuratezza e trasparenza dei visi e delle mani.
Forse la mano meno sapiente di un aiuto portò a termine, nelle parti ritenute meno importanti, l'opera del maestro.
Vi sono, nei nostri dintorni, parecchi segni dell'opera di questo maestro della pittura post-leonardesca: a Como, nel Duomo, vi è una pala sua ed una "Fuga in Egitto"; nella chiesa di S. Giovanni a Bellagio è conservata un'altra pala; a lui sono poi attribuite alcune raffigurazioni dei "Simboli della Madonna" nella vecchia parrocchiale di Bosisio Parini.

sul nostro sito: https://www.osteriaolga.it/oal/tav22.htm


Nel libro "La Pieve di Lecco ai tempi di Federico Borromeo - dagli atti della visita pastorale del 1608", a cura di Carlo Marcora, c'è un paragrafo che parla dei quadri di Gaudenzio Ferrari e li pone non nell'altare maggiore come dice la National Gallery, ma nella cappella maggiore e parla della chiesa dedicata a Sant'Andrea, non a San Pietro.
LA CAPPELLA MAGGIORE
La cappella maggiore è costruita in forma quadrata. Il suo pavimento in parte è di laterizi in parte di cemento, e vi si ascende per due gradini di pietra. E' rinchiusa con cancelli di ferro ornati d'ottone. Vi è una pala abbastanza bella la quale nella parte mediana superiore contiene le immagini di N.S. Gesù Cristo che risorge dai morti, con a destra San Rocco, e a sinistra San Cristoforo che porta Gesù bambino. Nella parte mediana inferiore si vedono le immagini di Sant'Andrea e dei Santi Pietro, Bernardo, Ambrogio e Antonio. Questa pala è racchiusa in cornici dorate, ma non viene mai ripulita delle ragnatele con piccole scope palustri.
La pala non è appesa saldamente e può cadere facilmente. Per sostenere la detta Pala vi è una piccola tavola di legno trasversale, nella quale si infiggono otto cerei pasquali col pericolo di imbrattare di fumo la tela o di bruciarla.
I ceri che si accendono almeno nei giorni più solenni si possono accomodare facilmente in cima alle inferriate.
D'ambo i lati dell'altare vi sono due lunghe cassepanche nelle quali si conservano le candele della confraternita del santissimo Sacramento, e a motivo di ciò durante i divini offici i laici entrano oltre i cancelli con poca riverenza per il Santissimo Sacramento.
Vi sono inoltre due finestre quadrate d'ambo le parti, munite di inferriata e di vetro.
L'arcata della stessa Cappella è congiunta nella parte inferiore con una trave trasversale, indecente, in mezzo alla quale è collocata l'immagine del Cristo crocifisso.
Il leggio portatile si trova in un angolo, senza rivestimento.
Le pareti e la volta sono rivestite solo di intonaco e del tutto rozze.
Manca il candelabro per il cereo pasquale, ma al suo posto c'è uno sgabello di legno di pioppo indecente, e del tutto rozzo.
Non esiste uno spegnitoio di latta col quale il sagrestano possa spegnere le candele poste in alto.

(originale in latino)
DE CAPPELLA MAIORI
Cappella maior ita extructa est, ut quadratam formam exhibeat. Huius pavimentum partim lateritium est, et partim ex opere coementario, quo duobus gradibus lapideis ascensus est.
Cancellis ferreis septa est ex auricalcho ornatis.
Iconem habet satis pulchram quae in summa media parte imagines D.N.J. Christi, a mortuis resurgentis, a dextris Sancti Rochi, a sinistris Sancti Christophori Christum infantem baiulantis continet.
In inferiori media parte Sancti Andreae hinc, inde SS. Petri, Bernardi, Ambrosii et Antonii effigies inspiciuntur, eaque coronicibus inauratis distinguitur. Haec numquam parvulis scopulis palustribus ab aranearum telis purgatur.

sul nostro sito https://www.osteriaolga.it/lecco/maggianico-pieve.htm


Nel dattiloscritto sulla "Storia di Maggianico" che trovate nella pagina https://www.osteriaolga.it/lecco/storia_maggianico.htm ci sono tante informazioni sui dipinti di Gaudenzio Ferrari. Devo fare però notare che parla di posizionamento dei quadri nell'altare maggiore mentre in realtà nel documento che cita (vedi sopra) sono posizionati nella Cappella Maggiore.

CAPITOLO VII
LE CHIESE DI MAGGIANICO NELLA LUCE DELL'ARTE

I quadri di Maggianico
La chiesa parrocchiale di Maggianico vanta un cospicuo numero di quadri dipinti da due famosi pittori: Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari.
Ma poichè parte dei dipinti acquistati dai parrocchiani al principio del secolo XVI non si trovano più nella chiesa di S. Andrea è necessario stabilire con esattezza l'elenco di tutti i quadri che originariamente abbellivano gli altari della chiesa parrocchiale.
Fortunatamente possiamo stabilire sulla scorta di documenti sicuri tale interessante elenco.
Nel 1608 il Card. Federico Borromeo nella sua Visita già più volte ricordata, afferma che sull'altar maggiore di S. Andrea vi era un polittico formato dai seguenti quadri: al centro, in alto, Cristo risorto con alla destra S. Rocco ed alla sinistra S. Cristoforo col Bambino; in basso: S. Andrea al centro ed ai lati S. Pietro con S. Bernardino e S. Ambrogio con S. Antonio. Questi quadri (14) raccolti in fastoso polittico da una cornice di legno dorato, evidentemente di gusto rinascimentale, non esistono più a Maggianico. Il card. Pozzobonelli ricordando nel 1746 questo polittico, che allora non si trovava più sull'altar maggiore ma appeso alla parete dopo il Battistero, lo attribuisce al Luini "opus ut fertur celeberrimi Luvini"(32); in realtà il prezioso ed ormai perduto polittico era di Gaudenzio Ferrari.
Il card. Pozzobonelli attesta anche che all'altare a sinistra, dedicato alla Madonna del Rosario, oltre al polittico con la Vergine ed i Santi, vi erano quindici quadretti raffiguranti i Misteri del Rosario. Questi quadretti, di cui non conosciamo l'autore, andarono quindi perduti dopo il 1746 e probabilmente quando l'altare assunse la linea architettonica datale dall'architetto Bovara.
Quando ed in che modo il prezioso polittico del Ferrari venne sottratto dalla chiesa di Maggianico?
Si è già ricordato che durante i primi anni della dominazione napoleonica la parrocchia di Maggianico venne sopressa; per interessamento purtroppo di un celebre artista italiano, Andrea Appiani, allora Commissario delle Belle Arti, il polittico venne tolto dalla chiesa ed i quadri andarono dispersi; due finirono a Londra e gli altri non sappiano se ancora esistono e dove si trovino.
Credo utile pubblicare le lettere che documentano il gesto poco accorto di Andrea Appiani, il quale approfittando di un momento di grave incertezza dovuta alla soppressione della parrocchia, usò ogni mezzo per indurre la Comunità di Maggianico a cedere i preziosi quadri.
"Repubblica Italiana - Milano 22 Ottobre 1803 anno 2 - Al cittadino Ministro dell'Interno - Il Commissario delle Belle Arti Membro dell'Istituto Nazionale - Ho l'onore di prevenirvi, Cittadino Ministro, che mi è finalmente e felicemente riuscito d'indurre i Compadroni a cedere i quadri posti nella chiesa parrocchiale soppressa di Maggianico al Governo, alla condizione di contraccambiarli con un altare di marmo in opera e con un quadro da altare.
I quadri predetti sono de' due celebri Professori Gaudenzio Ferrari e Bernardino Luini, cioè sette del primo e sei del secondo. Siccome interessa moltissimo di dare esecuzione a questo contratto alfine di non perdere i Capi d'Opera de sì degni maestri, mentre possono contribuire moltissimo all'incremento delle Belle Arti; così è necessario, Cittadino Ministro, che vi degniate ordinare all'Agente dell'Economato di dare il promesso altare di marmo, che si può avere con facilità tra quelli che appartenevano alle chiese sopresse, riservandomi quanto al quadro di sceglierlo tra que' di seconda classe per non pregiudicare alle Arti. Aggradite, vi prego, Cittadino Ministro, le assicurazioni del mio profondo rispetto. Il Commissario delle Belle Arti - Appiani Andrea"
"Repubblica Italiana - Milano 23 Gennaio 1804 Anno 3 - Al cittadino Ministro degli Affari Interni - Il Commissario delle Belle Arti dell'Istituto Nazionale - Si prega di rinnovare le premure presso il Ministro delle Finanze perchè dia gli ordini opportuni per avere l'Altare di marmo che dee darsi in compenso pei quadri della Comune di Maggianico. Ebbi già l'onore di parteciparvi, Cittadino Ministro, che ad oggetto di ritirare i quadri da me ottenuti dalla Comune di Maggianico era necessario eseguire l'apposta condizione di dare in compenso,un Altare di marmo in opera per quella chiesa e vi pregai d'interessare il Ministro delle Finanze per averlo fra i tanti che vi sono nelle chiese soppresse. E' già decorso qualche mese, da che vi presentai questo rapporto, ma non ne è ancora veduto il risultato. Ora siccome importa moltissimo, che tali quadri sia trasportati da Maggianico e collocati nell'Accademia Nazionale di Brera, così credo mio dovere di pregarvi un'altra volta rinnovare le Vostre premure presso il predetto Ministero, affinchè voglia compiacersi di dare gli ordini opportuni per la scelta dell'altare in questione, onde possa una volta aversi la soddisfazione di vedere fatto il trasporto de' detti quadri. Ho l'onore di rassegnarvi il mio profondo rispetto. - Il Commissario delle Belle Arti - Andrea Appiani"
"Repubblica Italiana - Milano li 9 Settembre 1804 anno 3 - Il Commissario delle Belle Arti - Al Ministro degli affari Interni - Fui già prevenuto con Vostra 15 Febbraio N 2056 che l'Economato Generale per trovare l'Altare di marmo destinato alla Chiesa di Maggianico in contraccambio de' tredici quadri, di cui fu convenuto l'acquisto per la Nazione, aveva commesso le ricerche presso i Sub-Economati o Delegazioni, essendo state inutili quelle dell'Economato stesso presso le corporazioni soppresse. Passato ora uno spazio sufficiente per gli opportuni riscontri, credo mio dovere d'interpellarvene del risultato. Se ancora queste diligenze fossero riuscite vane, ritenuto sempre il merito particolare de' predetti quadri onde far parte della collezione necessaria per un'Accademia Nazionale, e che l'acquisto dell'altare in contanti esigerebbe la somma di Lire due mille quattrocento, parmi, Cittadino Ministro, che si potrebbe trattare questo affare con quei di Maggianico in denari, lasciando loro il pensiero di comperare il richiesto altare. In attenzione delle vostre savie determinazioni su questa proposizione ho l'onore di protestarvi tutto il rispetto. - Il Commissario delle Belle Arti - Andrea Appiani"
La documentazione sui quadri di Maggianico finisce così.
L'Appiani parla di sette quadri del Ferrari e sei del Luini; la documentazione evidentemente non è completa ma è facile arguire che i sette quadri del Ferrari formavano il polittico un tempo sull'altar maggiore in legno e che il card. Pozzobonelli trovò appeso sulla parete della chiesa perchè i fedeli di Maggianico volevano demolire il vecchio altare per sostituirlo con uno nuovo, come risulta anche dal carteggio Appiani.
In realtà i quadri del Luini non furono venduti ed ora si trovano sull'altare della Madonna, mentre purtroppo quelli del Ferrari non finirono presso qualche Pinacoteca Nazionale per "l'incremento delle Belle Arti", come pomposamente affermò l'Appiani, ma forse furono sottratti per favorire qualche privato. E' certo che due quadri e cioè il Cristo Risorto e S. Andrea, che stavano al centro dei due ordini del Polittico, si trovano attualmente alla National Gallery di Londra (con N 1465 e 3925 di Catalogo) assieme ad un'opera giovanile del Ferrari raffigurante l'Annunciazione (37).
Degli altri cinque quadri del polittico di Maggianico i più recenti Cataloghi delle opere del grande artista di Valduggia, non fanno alcun cenno e, se ancora esistono, sono in possesso di qualche collezionista privato.