La prima opera di Puccini è nata a Maggianico

Il librettista Fontana e Giacomo Puccini ai tempi di "Le Villi".
I due si erano conosciuti a Lecco, presentati da Ponchielli che allora villeggiava (con molti altri artisti) nel rione di Maggianico.
Alla "Cetra" è dovuto un
ottimo disco (LPU 0051) dedicato a "Preludi e Intermezzi da opere" diretti
da Arturo Basile.
Vengono interpretate pagine celebri come "Preludio",
"Intermezzi atti II, III e IV" dalla Carmen di Bizet, "Preludio" da
"L'Arlesiana" di Cilea, "Preludio Intermezzo" da "Cavalleria Rusticana" di
Mascagni, "Cavalcata" dalla "Giulietta e Romeo" di Zandonai, "Danza delle
ore" da "La Gioconda" di Ponchielli e meno note quali il "Preludio" da
"L'Amore dei tre re" di Montemezzi e "Preludio atto I - Tregenda" da "Le
Villi" di Puccini.
Pagine queste della prima opera del musicista
lucchese che - come quelle di Ponchielli che ha composto buona parte de
"La Gioconda" a Maggianico - dovrebbero essere particolarmente care ai
lecchesi poichè hanno avuto la loro prima origine da un'iniziativa della
colonia artistica che allora risiedeva nella nostra città.
Dopo il
successo ottenuto col "Capriccio Sinfonico", il giovane Puccini pensava
allora di trovare un libretto per musicarlo. Amilcare Ponchielli che lo
ospitava nella sua villa a Maggianico e che aveva intuito le qualità
dell'allievo, si dava da fare per procurargli un buon testo da ricoprire
di note.
"Era l'agosto del 1883 - racconta il librettista Ferdinando
Fontana (il poeta che sinchè Ghislanzoni abitò a Lecco era solito
frequentare il celebre Albergo Davide, ritrovo degli "Scapigliati") - una
bella mattina io mi ero recato a Lecco da Caprino Bergamasco, dove avevo
visitato Ghislanzoni nel suo romitaggio. Alla stazione di Lecco m'imbattei
nella colonia artistico estiva di Maggianico che rincasava: Ponchielli,
Dominiceti, Saladino e altri gregari. Fra essi c'era il Puccini. Ci
conoscevamo poco, ma una grande corrente di simpatia era corsa tra noi in
quelle poche occasioni che ci era accaduto d'incontrarci".
A cementare
la conoscenza tra Puccini e Fontana ci pensava il buon Ponchielli e il
poeta proponeva le "Villi".
Anche l'accordo finanziario veniva
raggiunto grazie alle premure del musicista di "Gioconda" in favore
dell'allievo prediletto.
Così scriveva Amilcare Ponchielli da
Maggianico il 25 luglio 1883 al librettista:
"Non serve ripeterti
che Puccini non ha mezzi di fortuna, perciò si raccomanda alla tua ben
conosciuta onestà.
Ora procedo in versi:
Ascolta la voce del cuor /
che in te non batte invano: /
ben so che dell'oro il fulgor /
se splende nella mano /
fa inver di piacer tripudiar /
e ti eleva
a quel ciel /
che la vena ci suol risvegliar /
senza alcun vel
(Madonna!) /
Ma in questo caso /
deh, accorcia il naso, /
e
accorcia il conto /
(non fare il tonto) /
e sii benigno siccome il
cigno /
che arriva placido /
in fondo al mar: /
non esser avido /
col mio compar /
(Cioè, sia detto infin, /
col mio Puccin ).
Questi versi estemporanei oltre a strappare una risata al Fontana, lo
convincevano ad accorciare il conto e la prima opera pucciniana nasceva
nel giro di non molti mesi.
Le due pagine sinfoniche comprese nel
disco sopra citato sono fra i passi più belli dell'opera e fanno presagire
la grande ascesa del musicista lucchese che si concluderà con l'incompiuta
"Turandot" nel 1924.
da "IL GIORNALE DI LECCO" del 19 febbraio 1968