Maggianico
Breve Storia della Parrocchia
Questi testi erano in cartelle dattiloscritte di metà degli anni '90, in coda ci sono le riproduzioni di una raccolta di cartoline della chiesa parrocchiale (N.B.)
BREVI CENNI STORICI DELLA PARROCCHIA DI SAN ANDREA APOSTOLO IN MAGGIANICO
Maggianico, che in tempi lontani era chiamata Anzellate, Incillate, Ancillate ed anche "Mazano" come troviamo nella biografia di San Girolamo Miani, fu eretta a Parrocchia autonoma da San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, con decreto del 12 Novembre 1567.
Dobbiamo notare che in precedenza la chiesa di S. Andrea apostolo, che come edificio non era certamente quella attuale, dipendeva dal Prevosto di Lecco il quale allora risiedeva a Castello e che a Maggianico (Anzellate) mandava un cappellano con facoltà di amministrare i Sacramenti e celebrare la Messa in luogo.
Ma "li huomini di Maggianico" non erano contenti. E piano, piano, senza colpo ferire, crearono quell'atmosfera di affiatamento e di unione entro cui maturano i progetti migliori.
E quando S. Carlo venne da queste parti in visita pastorale nel 1566 chiesero ed ottennero udienza, esposero le loro buone ragioni e si affidarono alla saggezza dell'Arcivescovo perchè mettesse le mani nella questione e cavasse tra le spine, la rosa della loro parrocchia, giuridicamente eretta e canonicamente riconosciuta. E, come abbiamo detto all'inizio, l'anno dopo la parrocchia di S. Andrea apostolo è cosa fatta.
Facciamo qui una considerazione: la parrocchia di Maggianico non è stata voluta di propria iniziativa dall'Arcivescovo o su richiesta di qualche prete. Ma "li huomini" (e certamente anche le donne) di Maggianico, tutti uniti, hanno fatto pressioni - con validi motivi - sul loro Vescovo per essere Parrocchia ed avere il loro Parroco e sono stati ascoltati.
In questa occasione la popolazione assunse l'impegno del mantenimento del parroco e, in contropartita, San Carlo concesse il privilegio (quelli di Maggianico dicevano "èl dèrito") di scelta del proprio parroco fra una terna di nominativi proposti dall'Arcivescovo. Non è che i maggianichesi siano sempre stati di facile accettazione. Molti ricordano ancora la spiacevole situazione del 1951, dopo una votazione contraria all'indicazione dell'Arcivescovo.
Però poi i tempi sono maturati ed a questo diritto la popolazione di Maggianico ha rinunciato nel 1983 con apposito referendum abbinato alla votazione per l'elezione dell'attuale parroco don Gabriele Sala.
Quindi in futuro i Parroci saranno nominati direttamente dall'Arcivescovo.
Nella ricostruzione storica risulta che nella nostra Parrocchia sono passati finora 16 Parroci, compreso l'attuale.
A buon diritto Maggianico è chiamata la parrocchia dei curati di lunga vita.
In oltre 420 anni solo 16 parroci.
In una sua cronaca, Uberto Pozzoli il giornalista-scrittore al quale si ha sempre d'attingere quando si vuol riandare le vicende delle nostre terre, scriveva che certamente tutti bevvero l'acqua della salute che è - a detta di gente maliziosa del territorio - una delle quattro belle cose di cui quelli di Maggianico vanno fieri.
Fra i 16 parroci di Maggianico è un poco controverso il nome del primo : nell'elenco che in passato era esposto dentro una vecchia cornice nella sagrestia della chiesa parrocchiale, era indicato con un punto interrogativo.
Ora nelle lapidi apposte nella cappella dei parroci nel nostro cimitero è indicato in Battista Arrigoni (dal 1567 al 1590).
In un opuscolo della parrocchia di Belledo si scrive che nel 1572 era parroco di Ancillate don Angelo Bargono.
In detto opuscolo si dice pure che nel 1573 il parroco di Maggianico era stato allontanato, senza specificarne il nome ed i motivi.
Anche sul nome del secondo parroco c'è una certa controversia: è indicato in Simone Martini (o De Martini).
Però nell'opuscolo di Belledo troviamo che dal 1573 (anno in cui era stato allontanato il Parroco) aveva cura supplente di Maggianico certo Simone Gianali che poi diventa parroco nel 1578.
Il difetto dei primi parroci è stato di non avere steso una riga di cronaca.
Il terzo parroco, don Carlo Gorio, invece impiantò un vero e proprio "cronicon" segnando ogni vicenda con somma cura.
Le vicende della parrocchia di Maggianico conobbero parecchi momenti veramente tragici.
Citiamo: la peste del 1630 (quella indicata da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi); la grande siccità del 1774 con conseguente carestia; il passaggio e le battaglie sul territorio dei soldati francesi, austriaci, russi, nel 1799) con tutti i soprusi e le ruberie immaginabili, annotate nel "cronicon" dal parroco dell'epoca.
In questi due ultimi tragici eventi rifulse la grande carità del parroco di Maggianico unitamente a quello di Chiuso, don Serafino Morazzone (da tutti chiamato da sempre il "beato" Serafino).
Il 1836 è l'anno dell'epidemia di colera. Risale a questo anno il voto fatto dal popolo di Maggianico a S. Rocco, che ancora oggi è osservato.
In tutto questo periodo di diversi secoli si innesta anche il problema della cura d'anime di Belledo che restò affidata fino al 1900 al parroco di Maggianico, fra molti screzi e controversie.
In questo anno Belledo diventa parrocchia autonoma.
Vediamo adesso, quasi in sintesi, alcune cose particolari.
Cominciamo con le chiese di Maggianico.
La parrocchiale è dedicata a San Andrea apostolo. Subì vari rifacimenti ed ampliamenti.
Il 30 Novembre 1631 il parroco don Carlo Gorio fece l'ingresso solenne e furono inaugurati, e benedetti, con la presenza del prevosto di Lecco delegato dell'Arcivescovo di Milano, i notevoli lavori fatti alla chiesa.
Stando alla cronaca scritta deve essere stato veramente un "festone". Occorre notare che ci si stava riprendendo dopo la peste di manzoniana memoria.
Recentemente, durante gli anni del parroco don Giuseppe Almini, la chiesa parrocchiale venne notevolmente sistemata e abbellita. Fu rifatta la pavimentazione, sistemate le cappelle laterali, creato il nuovo altare secondo le ultime norme liturgiche, dotata di impianto di riscaldamento e fatti parecchi altri lavori.
L'attuale parroco don Gabriele Sala ha provveduto al rifacimento del tetto e di tutto l'esterno della chiesa, oltre a diversi lavori interni.
La chiesetta dedicata a S. Antonio da Padova fu edificata nel 1667 a spese del signor Pepino Manzone "per comodo del popolo di Maggianico" (si intende Maggianico alta).
In questi ultimi anni, sotto la cura del parroco don Gabriele è stata completamente rimessa in ordine, sia all'esterno che all'interno, ed è veramente un bel gioiello in mezzo al vecchio nucleo di Maggianico.
Nella località che ancora porta il nome esisteva una chiesetta, forse nel contesto di un piccolo monastero, che era dedicata a Sant'Ambrogio. Attiguo vi era anche un piccolo cimitero.
Potrebbe essere stato di molto il più antico edificio di culto del nostro paese. Al riguardo c'è un bel racconto scritto da don Giovanni Anghileri, "la leggenda di S. Ambrogio".
Un'altra chiesetta scomparsa era l'oratorio di S. Carlo, S. Giovanni Battista e S. Giuseppe che risultava a Barco nel 1622 e che troviamo ancora fino al 1773. Dopo pochi decenni non c'è più e non se ne conoscono i motivi.
C'era poi una chiesetta o oratorio dedicata a S. Rocco. Già nel 1545 la troviamo; si trattava di una cappella dedicata a questo santo e detta "alla foresta" o "al bosco".
Sia la chiesetta di S. Ambrogio che quella di S. Rocco sono citate nella visita pastorale di S. Carlo del 1566.
Invece la bellissima chiesa di S. Rocco che noi ammiriamo oggi, nella posizione a ridosso del torrente Cif, venne costruita su progetto del noto architetto Bovara dopo il tremendo colera del 1836, a cura della casata dei Ghislanzoni di Barco.
Nel 1958 fu rimessa a nuovo a cura del parroco don Almini e nel 1960 venne l'arcivescovo di Milano cardinale Montini - poi Papa Paolo sesto a incoronare l'effigie della Madonna che sovrasta l'altare.
All'esterno della chiesetta di S. Rocco c'era fino ad allora una "cappelletta" dedicata alla Madonna di Caravaggio e che, a motivo dei lavori di sistemazione del muro di recinzione, venne abbattuta.
Avrebbe dovuto essere ricostruita nel lato a monte della chiesa vicino al ponte verso via Mascagni.
Peccato però che finora ciò non sia stato fatto. Speriamo nel futuro.
Pensando a tutte queste cose viene spontaneo dire che la gente di Maggianico è sempre stata molto generosa nei riguardi della propria parrocchia e delle proprie chiese ed opere annesse. Le sente veramente come cose proprie.
A questo proposito non possiamo dimenticare il parroco "buono, buono" don Giuseppe Dell'Oro, che profuse in vita e il resto lasciò alla morte, notevoli sostanze e beni familiari per la nostra parrocchia(che fu sua per 45 anni) ed anche per altre fuori Maggianico: ad esempio per quella di Pescate.
Un cenno lo dobbiamo al campanile della chiesa Parrocchiale.
La sua costruzione, iniziata nella seconda metà del 1600 è proseguita per circa un secolo.
Troviamo lavori in corso nel 1763 e la definitiva sistemazione negli anni seguenti.
Il 23 Gennaio 1777 iniziarono le operazioni - che durarono due mesi - per la fusione sul posto, cioè ai piedi del campanile stesso, delle nuove 5 campane, che sono poi le attuali.
Anche in questa occasione rifulse la generosità dei maggianichesi.
L'Uberto Pozzoli racconta che "un bel giorno mentre i sindaci della chiesa questuavano il denaro per le campane, si vide un certo Mazzucconi versare a piene mani le monete d'oro - d'oro, capite? - nella bussola delle offerte".
Avevano forse ragione le nostre nonne che ci raccontavano che nelle nostre campane era stato fuso anche l'oro.
Se non l'oro vero di metallo, certamente quello del cuore.
Durante l'ultima guerra alcune campane (la 4.a e la 5.a, cioè le più grosse) furono requisite nel 1943 e portate presso la Fonderia Oltolina di Seregno per essere fuse e farne cannoni. Però la paziente e discreta opera del parroco don Battista Vergottini fece sì che al termine della guerra le campane fossero ricuperate intatte e rimesse al loro posto.
Già che stiamo parlando di don Battista diciamo che merito suo fu anche quello di avere bene nascosto in quel triste periodo i preziosi quadri del Luini e del Ferrari, che poi nel 1945 tornarono ai loro posti in chiesa.
Erano stati accuratamente custoditi a Villa Luce sopra Barco.
E visto che così, un po' di sfuggita, abbiamo fatto degli accenni ai parroci di questo nostro secolo ed abbiamo parlato anche, forse troppo benevolmente, del buon cuore dei maggianichesi, vogliamo raccontare - certamente non per rendere amare le belle cose fin qui dette - un triste fatto che ha colpito l'ultimo parroco del 1800, don Enrico Dossena - che fu tra noi dal 1869 al 1896.
Anche lui definito "parroco buono, buono": troviamo scritto che "era tutto grazia, cortesia e bontà".
Negli ultimi anni del suo mandato pastorale fu oggetto di un fattaccio: una notte la canonica di Maggianico fu assaltata ed invasa dai ladri. Don Enrico fu legato, imbavagliato e minacciato della stessa vita. Dovette assistere così allo scempio della casa ad opera dei malviventi mascherati, che non furono mai scoperti. Venne liberato solo all'alba dalle prime persone che si erano recate alla chiesa. Da quel giorno il buon parroco fu come sconvolto; resistette ancora qualche tempo e morì durante la novena di Natale del 1896, fra il rimpianto di tutto il popolo devoto.
Un veloce cenno lo dobbiamo alle varie opere che sono sotto gli occhi di tutti noi:
il complesso dell'Oratorio Maschile, iniziato nel 1947 ed ora in via di completamento, che comprende la parte del Convegno, e la vecchia casa del coadiutore.
Il nuovo Oratorio Femminile e la Scuola Materna, sorte negli anni di cura di don Almini, in sostituzione di precedenti vecchi fabbricati che erano opera di don Dell'Oro.
Non dimentichiamo la nuova casa parrocchiale.
Ci sono poi i vari impianti sportivi.
Sono comunque opere che quasi tutti noi abbiamo visto sorgere e stiamo vedendo completare.
Se riflettiamo bene sono un complesso ben consistente di istituzioni e di attrezzature che fa senz'altro onore ai maggianichesi.
Confraternite Associazioni Gruppi
Da ultimo, dopo aver parlato di chiese, campanili e campane, di opere diverse, di parroci e di popolo e, purtroppo, anche di briganti, diamo una scorsa veloce alle organizzazioni della parrocchia.
Nel 1510, quindi parecchi decenni prima del riconoscimento della parrocchia, esisteva la Confraternita della Beata Vergine.
Il giorno di capodanno del 1632 il nuovo parroco don Carlo Gorio radunò "li huomini" e dopo aver spiegate e discusse le regole si dette luogo alla costituzione della Confraternita del Santissimo Sacramento, che fino a pochi anni addietro, dopo oltre tre secoli di vita, era ancora fiorente.
Gli uomini con la caratteristica divisa bianca e rossa con il grande medaglione sul petto ed il cordone al fianco. Ed i bastoni di comando che portavano nelle processioni per distinguere i "priori" dai semplici confratelli. Le donne, col velo nero, portavano appuntata sul petto la medaglia col nastrino rosso.
E' interessantissimo leggere le tante regole dell'antico statuto della Confraternita.
Queste Confraternite, attraverso donazioni e lasciti dei propri componenti, consentirono alla nostra chiesa di avere molte opere d'arte, fra le quali i quadri del Luini e del Ferrari che ancora fanno bella mostra agli altari laterali. E che dire dei diversi Crocefissi, stendardi, e arredi vari ?
Venne poi importante e numeroso il Gruppo delle Figlie di Maria, con il loro lungo vestito bianco con relativo velo, sempre bianco, ed al collo la medaglia col lungo nastro azzurro.
In questo secolo vediamo svilupparsi l'Asilo Infantile Parrocchiale (ora più modernamente chiamato Scuola Materna).
Poi il fiorire delle Associazioni di Azione Cattolica: nel 1918 la Gioventù Femminile; nel 1920/21 la Gioventù Maschile; nel 1929/30 gli Uomini e poi le Donne di A.C.
Nel 1945 e anni seguenti ebbero grande sviluppo le A.C.L.I. - Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, che in parrocchia si avvicinarono ai 400 soci.
Nel 1947 prese vita il Gruppo Sportivo Giacinto Colombo, poi Polisportiva, nell'ambito dell'Oratorio Maschile. In questo ambito, notevole successo ebbe anche la Filodrammatica S.Genesio.
E poi il Convegno Parrocchiale, la Biblioteca parrocchiale, la Buona stampa, ecc.
Tutte associazioni e gruppi che avevano la proprio linfa principale e la cornice organizzativa negli Oratori Maschile e Femminile.
Non dobbiamo dimenticare la vecchia S. Vincenzo, ora sostituita in maniera più ampia e aggiornata dal Gruppo Caritas.
Il Gruppo Missionario, l'Associazione Pro-Seminario, l'Apostolato della Preghiera.
Più recente il Movimento della Terza Età, i Gruppi Familiari e altri.
E chiedo venia se, sicuramente, ne ho dimenticato qualcuno.
VOCAZIONI RELIGIOSE, maschili e femminili
Dagli ultimi decenni del secolo scorso ad oggi le vocazioni religiose maschili uscite dalla nostra Parrocchia sono state 17 a cui deve essere aggiunta quella di un Sacerdote nato e battezzato a Maggianico e trasferitosi altrove nell'età scolastica.
Tra questi vi è un Missionario morto in Cina nel 1936.
Abbiamo ben presente la grande gioia di tutta la parrocchia per le prime Sante Messe di Don Mauro nel 1986 e di Don Paolo quest'anno. Questa gioia era anche motivata dal fatto che da quasi trent'anni nessun novello Sacerdote della nostra Parrocchia aveva salito l'altare. Infatti per trovare altre Prime Messe di nostri giovani dobbiamo tornare indietro al 1959 - 1958 e 1955.
In campo femminile, nel passato sono state molte le vocazioni religiose.
Di maggianichesi che sono consacrate al Signore con voti religiosi ce ne sono attualmente 29.
Fra queste: 3 nella Clausura; 2 in terra di Missione in Brasile ed in Perù; 21 nei diversi ordini di suore, e 3 nell'Istituto Secolare de "La Nostra Famiglia".
Prospettive per il futuro prossimo non posso essere io a farne. Se mi è consentito esprimere un pensiero ritengo che dobbiamo pregare il Signore perchè susciti ancora vocazioni fra i nostri figli, sia ragazzi che ragazze e che le famiglie e la parrocchia tutta siano molto attente e sensibili alla problematica vocazionale.
Tutto quanto detto fin qui dimostra e conferma quanta vita e vivacità c'è e c'è sempre stata nella Parrocchia di San Andrea Apostolo di Maggianico.
Che il Signore ci conceda di sempre vedere gente convinta e preparata, pronta ad impegnarsi al solo fine della Sua gloria e del bene dei Fratelli.
E voi scusatemi se con tutte le cose dette vi ho forse, e senza forse, un poco annoiati.
Non vogliatemene male.
Buon giorno a tutti.
LA FESTA DEL PATRONO S. ANDREA APOSTOLO
nei tempi andati (ed anche oggi)
La Chiesa parrocchiale di Maggianico ha quale patrono, da tempo immemorabile, S. Andrea apostolo: ancora prima che l'Arcivescovo S. Carlo Borromeo, con atto notarile del 12 Novembre 1567, ne decretasse l'erezione in Parrocchia.
Infatti dai documenti della visita pastorale dell'Agosto 1550 troviamo che "abitava in loco a MAZANICO" quale vice curato della Chiesa di S. Andrea, prete Cristoforo de Isachie.
Tenuto conto che il culto di S. Andrea era cominciato a Milano al tempo di S. Ambrogio, quando questo grande Vescovo verso l'anno 386, ripose le reliquie del Santo Apostolo nell'altare maggiore di una nuova basilica e che in poco tempo le chiese dedicate a questo santo furono parecchie decine, sparse particolarmente in piccoli paesi e in luoghi campestri, si può pensare che la devozione a S. Andrea dei Maggianichesi risalga a tempi assai antichi.
La festività di S. Andrea ricorre il 30 Novembre, però quando capita in giorno feriale le celebrazioni vengono spostate alla domenica più vicina.
Non è mai mancata la solenne Santa Messa accompagnata dalla Corale (che porta pure il nome di S. Andrea).
All'inizio di questa S. Messa, ancora oggi, viene "bruciato" il pallone che la tradizione presenta quale simbolo del martirio.
E' un globo con telaio metallico rivestito di cotone idrofilo, sormontato da una croce con ai lati due rami di palma e abbellito con stelline d'oro.
Appeso sopra l'altare maggiore viene "incendiato" dal Celebrante con un'apposita asta che porta alla sommità tre candeline accese.
L'incendio dura pochi minuti, ma attira sempre la gioiosa meraviglia dei bambini (e non di loro soli).
La consuetudine voleva che il Celebrante fosse il Prevosto di Lecco, verso il quale la Comunità di Maggianico aveva 1'obbligo di donare annualmente un agnello a seguito dell'impegno assunto al momento del distacco da Lecco e dell'erezione in Parrocchia autonoma.
Non va dimenticato che la festa di S. Andrea costituiva un impegno spirituale notevole, con confessori straordinari e tanta gente che si confessava e si accostava alla Santa Comunione.
Era uno dei "momenti forti" della vita parrocchiale, dopo la Pasqua e la solennità delle Quarantore e S. Rocco in adempimento del "voto" fatto nel 1836. La festività era annunciata dal suono allegro delle campane a festa nei giorni che la precedevano. La buona gente si metteva l'abito bello e le mamme preparavano qualcosa di speciale per allietare la tavola al "desinare di mezzogiorni".
Per finire aggiungiamo una nota folcloristica, che però i nostri avi (cioè quelli nati nel secolo scorso) ci assicuravano fosse vera.
Ci raccontavano che la sera della vigilia della festa di S. Andrea la campana più grande (il campanone) veniva messa in posizione verticale come un grande secchio e riempita di "belegott".
Che sono, per chi non lo sa, delle castagne cotte con un procedimento speciale : vengono bislessate, col guscio e mezze secche. Vengono chiamate così, secondo alcuni, perchè "belle e cotte", ossia pronte da mangiare.
Al mattino di S. Andrea, di buon'ora prima del suono dell'Ave Maria (cioè verso le ore 5 !) la gente si radunava sul sagrato della Chiesa e al primo movimento delle campane si rovesciava su tutti una pioggia di "belegott".
E facevano a gara fra chi ne raccoglieva di più.
Da questo fatto deriva l'appellativo che nel territorio di Lecco viene ancora oggi riservato agli abitanti di Maggianico "i belegott dè Magianech".
Che non è poi dei peggiori, tenuto conto di come vengono appellati gli abitanti degli altri rioni e di Lecco centro. Ma di questo potremo parlarne in altra occasione.
GIBO
VISITE PASTORALI DI TEMPI LONTANI E QUASI VICINI
nei tempi andati (ed anche oggi)
Delle visite pastorali dell'Arcivescovo della Diocesi di Milano alla nostra Parrocchia si hanno notizie da tempi lontani, ancora prima che la chiesa di S. Andrea in "Mazanico" fosse eretta in Parrocchia.
Risulta una visita nel mese di Agosto 1550 : fu interrogato prete Cristoforo de Isachis abitante "in loco a Mazanico, vicecurator ecclesiae Sancti Andreae " il quale riferì che nella sua chiesa non si teneva il "Corpus Domini" perchè gli uomini sono tanto poveri che non possono sostenere la spesa.
Nel 1565 l'Arcivescovo S. Carlo Borromeo, trattenuto a Roma dal Papa Pio IV , suo zio , manda Mons. Nicolò Ormaneto.
Nel 1566 S. Carlo stesso venne in visita e fu in quella occasione che gli uomini di Maggianico chiesero di avere la loro chiesa riconosciuta Parrocchia, autonoma da Lecco, con un proprio Parroco.
E l'anno dopo, con decreto in data 12 Novembre 1567, l'Arcivescovo aderì alla richiesta.
Una notevole documentazione esiste della visita pastorale effettuata nel 1608 dal Cardinale Federico Borromeo (l'Arcivescovo così mirabilmente ricordato da Alessandro Manzoni ne "I Promessi Sposi").
In tale visita l'Arcivescovo si avvalse della collaborazione del suo "Visitatore" Mons. Antonio Albergato.
Riportiamo qui alcune annotazioni di tale visita:
Chiesa di S.Andreà: vi è l'imposizione di effettuare restauri e ampliamenti alla chiesa, pena l'interdetto. Il tutto da farsi entro quattro anni.
Il Santissimo Sacramento: innanzitutto andò a visitare il santissimo sacramento dell'Eucaristia e constatò che si conservavano otto particole.
Le lampade: Davanti al Santissimo Sacramento pende una lampada di vetro, inclusa in modo indecente in custodia di ottone; è alimentata con olio d'oliva a spese della Confraternita del Santissimo Sacramento.
Sacre reliquie. Il battistero. II sacrario. L'olio degli infermi. La cappella maggiore. Oneri degli altari. L'altare della B.V. Maria. L'altare di S. Antonio.
Vi sono molte altre annotazioni, suddivise per manufatti, arredi, suppellettili, ecc.
Ad esempio:
La casa parrocchiale: è vicina alla chiesa ed è alla stessa contigua dalla parte meridionale. Essa si compone di diversi locali. Ha anche una piccola corte, una stalla congiunta alla casa e inoltre un giardino di circa una pertica. Questa casa è abbastanza comoda, ma il Parroco, d'estate alleva nella propria casa i bachi da seta, e per questo essa diventa sporca e puzza sempre.
C'è un lungo elenco dei legati e anniversari e delle copie autentiche dei corrispondenti testamenti e delle "pretese" del Parroco.
Interessante il capitolo " Le anime e il popolo". Risulta che "i fedeli in età d'esser ammessi alla S. Comunione d'ambo i sessi sono 400, complessivamente poi gli abitanti sono 600".
Vi sono i nomi degli "inconfessi": uno che si è presentato scusandosi ma dicendosi di non essere disposto. C'è poi Caterina Brianza e i suoi figli Pietro e Francesco che non si accostano al sacramento della confessione perchè non vogliono perdonare un tale che anni prima uccise Giuseppe, figlio e fratello loro.
Risulta che: .... non vi sono usurai, non vi sono bestemmiatori, non vi sono criminali e altri pubblici peccatori. Non vi sono coniugi separati nè che vivano divisi e nessuno è sposato in grado proibito. Nessuno è dedito a superstizioni, venefici o arti magiche. Nessuno si comporta in modo irriverente in chiesa o sia abituato a profanare i giorni festivi con opere servili, con balli, gazzarre, gozzoviglie o altre cose simili. Risulta che non vi sono osti. Non c'è nessun medico fisico, nessun chirurgo, nessun maestro e nessun notaio.
La scuola della dottrina cristiana: l'esercizio della Dottrina Cristiana non si tralascia, ma pochi vi intervengono e i padri di famiglia trascurano di partecipare essi stessi e di mandare i figli e le figlie. C'è un severo giudizio sul priore, la priora, e gli altri cooperatori e perfino sulla negligenza del Parroco.
Si constata che non sono stati fissati i "pescatori" che radunino i ragazzi vagabondi e li conducano alla Chiesa.
C'è infine la descrizione della visita pastorale alle diverse chiese e oratori esistenti nel territorio parrocchiale. Ci limitiamo alla loro elencazione :
l'Oratorio di San Rocco di Barco (che non è l'attuale chiesa);
l'Oratorio di Sant'Ambrogio, che esisteva nella località omonima;
la Chiesa di Sant'Alessandro di Belledo;
l'Oratorio della B. Maria Vergine situato sulla strada nella Parrocchia di Ancillate (era forse nella località Gaggianico, ora scomparsa perchè incorporata fra l'ex cava Bregaglio e lo stabilimento Fiocchi).
Tutte queste notizie le abbiamo trovate nel ponderoso volume "La Pieve di Lecco ai tempi di Federico Borromeo. Dagli atti della visita pastorale del 1608", edito dalla Banca Popolare di Lecco, a cura di Mons. Carlo Marcora nel 1979.
Un'altra visita pastorale, "distante ben oltre trecento anni, è quella effettuata nel mese di Settembre 1930 dal Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, della quale riportiamo la cronaca scritta da Uberto Pozzoli per il giornale "L'Italia" e riportata nel volume "Frammenti di vita lecchese" a cura di Aristide Gilardi.
Il titolo della cronaca era TRE ARCIVESCOVI INVECE DI UNO - LA PARROCCHIA DEI CURATI DI LUNGA VITA
Peccato che gli Spiriti non si possano vedere! Lunedì sera, quando il Cardinale posò il piede in territorio di Maggianico, aveva certamente a fianco San Ambrogio e San Carlo, venuti con lui a visitare una terra prediletta; e sarebbe stato consolante davvero, poter vedere, invece di uno, tre Arcivescovi - e che Arcivescovi! - insieme. Ma noi poveri uomini, quando abbiamo innanzi le cose del cielo, diventiamo miopi, anzi ciechi addirittura; e così vedemmo un Arcivescovo solo, arrivare un pochino in anticipo sull'orario stabilito, e correre incontro, con le sette automobili che lo accompagnavano da Laorca alla processione ancora in viaggio verso il confine della parrocchia.
La gente della frazione di S. Ambrogio - il confine è proprio li - restò male, vedendo il corteo di macchine passare veloce senza fermarsi.
O non aveva essa fatto di tutto per coprire la povertà degli antichi casolari, perchè non sfigurassero con le case recenti, agili e bianche, che sembravan sorte lì attorno per il prodigioso soffio di chi sa chi! E non era davanti a quelle povere cascine, che l'Arcivescovo avrebbe trovato l'orma della venerazione per il lontanissimo e santo, suo predecessore?
Sotto l'intonaco grezzo di una di quelle case - un'antichissima chiesuola - dev'essere ancora viva la figura di Sant'Ambrogio, con lo stendardo bianco segnato dalla rossa croce: una figura altissima, che teneva tutta una parete verso meridione, e testimoniava di secoli lontani, quando i pittori non sapevano ancora far muovere i loro santi, ma davano ad essi - pur nella rigida immobilità - il potere di parlare alle anime. Quella chiesuola, forse, era un altro segno della potenza fra noi del grande monastero ambrosiano, che accendeva le sue lampade con l'olio dei nostri ulivi; certo era una prova dell'antico culto della nostra gente per il Padre della Chiesa milanese. E volete con tutto questo che S. Ambrogio non fosse, lunedì sera, accanto all'Arcivescovo?
E S. Carlo? C'era anche S. Carlo, senza dubbio. Perchè fu proprio lui che il 12 novembre del 1567 eresse la parrocchia di Maggianico, segnando la fondiaria col suo nome veneratissimo. Prima d'allora, Maggianico - che si chiamava, chi sa perchè, Ancillate o Incillate - dipendeva dalla prepositura di Lecco, e aveva soltanto un cappellano, che poteva, sì, amministrare i Sacramenti nella chiesa di Sant'Andrea Apostolo, ma doveva sempre star soggetto al Prevosto, e aspettare gli ordini da lui, quantunque ci fossero parecchi chilometri da laggiù a Castello, dove il Prevosto risiedeva. San Carlo, venuto in quel tempo a visitare la Pieve, ascoltò le ragioni "delli huomini" Maggianico, e le tenne buone: tanto che convinse il prevosto a rinunciare ai suoi diritti su quella "vicinanza" troppo lontana. O chi poteva, meglio di San Carlo, accompagnare l'Arcivescovo nuovo nella visita alla Parrocchia fondata da Lui?
Maggianico è la parrocchia dei curati di lunga vita. Dal 1567 ad oggi si sono susseguiti al governo della parrocchia soltanto tredici curati. Ciò vuol dire che, in media, fatti i calcoli, ogni curato tenne duro per ventotto anni circa, senza contare il molto tempo che ha ancora da vivere don Giuseppe Dell'Oro, l'attuale parroco, che è a Maggianico da trentaquattro anni, e tutti gli augurano di restarci altrettanti. Certamente, bevvero tutti, l'acqua della salute, che è - a detta della gente maliziosa del territorio - una delle quattro belle cose di cui quelli di Maggianico vanno fieri.
Tornando al Parroco, si voleva dire che venne in processione con tutti i suoi - autorità, associazioni, corpo corale, confraternita, popolo - a incontrare l'Arcivescovo, per accompagnarlo fino alla parrocchiale, e poi, dopo la prima predica, al cimitero. Non mancarono, naturalmente, gli applausi, gli evviva dei quali da quando l'Arcivescovo è in giro, è pieno il cielo. La stessa sera venne qualcuno di Calolzio a riferire che l'arciprete, di laggiù, don Salvi, era stato colpito da un improvviso grave male. Sua Eminenza volle recare il conforto della sua benedizione all'infermo e subito partì per il grosso borgo sull'Adda. Accanto al letto dell'Arciprete trovò anche Sua Eminenza il Vescovo di Bergamo, dalla cui diocesi Calolzio dipende. Entrambi gli augusti visitatori invocarono dal Signore la vera salute per il Sacerdote infermo.
All'alba del giorno seguente, a Maggianico, uno spettacoloso affollamento della sacra Mensa. Poi la Cresima e la visita a dodici infermi. Indi le adunanze delle associazioni cattoliche, che tutte presentarono al Cardinale il generoso obolo per il Seminario, richiamando l'antica e famosa liberalità dei maggianichesi in favore della loro chiesa. (Non ci sono, nella parrocchiale di Maggianico, opere di Bernardino Luini e di Gaudenzio Ferrari, che valgono un occhio? E non racconta uno scrittore che un bel giorno, mentre i sindaci della chiesa questuavano il denaro per le campane, si vide un certo Mazzucconi versare a piene mani le monete d'oro - d'oro, capite? - nella bussola delle offerte?). Prima di mezzogiorno l'Arcivescovo visitò anche l'ospizio-orfanotrofio dell'Ordine della Croce di Malta. Venne ricevuto dai conti Padulli, Belgioioso, Albertoni, dal marchese Cornaggia, da uno stuolo eletto di rappresentanti dell'aristocrazia milanese. Vide poi gli oratori di San Rocco e di S. Antonio.
Una donna battè alla porta della casa parrocchiale. Un suo bambino, precipitato da una finestra proprio il primo giorno della Visita pastorale a Lecco, era all'ospedale in gravissimo stato, e fu cresimato da Sua Eminenza, che visitava l'istituto. Ora il bimbo era guarito. La mamma veniva a dire il suo grazie all'Arcivescovo che accanto al letto del suo figliolo aveva certo pregato perchè le fosse risparmiato il dolore più grande. Alle diciassette Sua Eminenza partì per Rancio.
In questo lungo spazio di tempo le visite pastorali sono state certamente numerose.
Il Card. Federico Borromeo tornò ancora a Maggianico nell'anno 1615.
Di altre visite pastorali si trovano memorie: quella del 16 Giugno 1746 da parte del Card. Giuseppe Pozzobonelli.
Il giorno 17 Giugno 1794 venne in visita l'Arcivescovo Filippo Visconti.
I maggianichesi sopra gli 80 anni di età possono ricordare il Beato cardinale Andrea C. Ferrari. Di una sua visita è stata pubblicata una bella fotografia su "Comunità Oggi" (N. 2 - Marzo 1987).
Il Card. Schuster venne per un'altra visita pastorale il 16 Giugno 1952.
Il 28 Settembre 1959 venne in visita pastorale il Cardinale G. Battista Montini (poi Papa Paolo VI). In quella occasione diede al parroco Don Almini il suo beneplacito e l'incitamento per la costruzione della nuova Scuola Materna e del Centro Femminile.
E infine il 7 Novembre1971 venne in visita pastorale il Cardinale Giovanni Colombo, che già era stato a Maggianico altre volte per particolari cerimonie.
Questa ricostruzione non ha la pretesa di essere completa.
La ricerca storica di tutte le visite dei nostri Arcivescovi dovrebbe essere approfondita.
E' una opportunità che lascio a persone più giovani e preparate.
In chiusura sia consentito a chi stende queste note di riportare due ricordi personali delle visite pastorali del Card. Schuster sopra indicate.
Nel 1930 ero un bambino e rammento ancora bene che venne da mia mamma la signora Annunziata (Nunziada) "perpetua" e factotum del Parroco Don Dell'Oro.
Sapeva che mio padre aveva appena raccolto le patate coltivate in una striscia di terreno che confinava con la proprietà della parrocchia (fra l'attuale Via Armonia e Via Paisiello). Chiedeva di scegliere una certa quantità di patate "piccole e tonde" perchè sapeva che il Cardinale le preferiva. Cosa che facemmo di buon grado, sentendoci oltremodo onorati che le nostre patate andassero sulla mensa dell'Arcivescovo.
Nel 1952 il Card. Schuster seduto ai piedi dell'altare maggiore, aveva terminato di ricevere i responsabili delle varie Associazioni parrocchiali. Ad un tratto si volge verso i fedeli che stipavano la chiesa e domandò: "dov'è il capo delle ACLI ?"
Era successo che nel preparare l'elenco delle persone che dovevano andare a colloquio dall'Arcivescovo si era dimenticato il Presidente delle nostre A.C.L.I. (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani). Io, che me ne stavo piuttosto dietro, dovetti farmi largo e mi presentai.
Il Cardinale volle sapere della nostra attività e in quanti eravamo. Dissi che eravamo oltre trecento associati.
Rispose che potevamo arrivare almeno a cinquecento e mi donò una medaglietta della "Madonna miracolosa" che viene da me ancora conservata con cura e venerazione.
Questo fatto mi dimostrò come il Card. Schuster, che sembrava ed era così mistico, fosse pure attento anche alle piccole cose e come tenesse nella massima considerazione le organizzazioni che si interessavano dei lavoratori.
27 Aprile 1994