Maggianico
Maggianico ovvero Ancillate
Capitolo su Maggianico del libro "La Pieve di Lecco ai tempi di Federico Borromeo - dagli atti della visita pastorale del 1608", a cura di Carlo Marcora.
MAGGIANICO OVVERO ANCILLATE
LA CHIESA PARROCCHIALE DI SANT'ANDREA DELLA LOCALITA' DI ANCILLATE DETTA MAGGIANICO, IN PIEVE DI LECCO
Questa tavola, riguardante la "Chiesa de S. Andrea di Mazanico", era a corredo - come le altre riprodotte più avanti -- degli Atti della Visita Pastorale del 1608, e rappresentava in pianta lo stato del complesso chiesa-cimitero-casa del curato. E' evidente l'importanza di questi documenti che, in passato annessi al volume 26 degli Atti di Visita Pastorale - Sezione X - Lecco, nell'Archivio della Curia Arcivescovile di Milano, sono ora riuniti come "Raccolta carte topografiche Lecco".
La chiesa di Sant'Andrea in Maggianico nella veste attuale; vi fu eretta la parrocchia il 12 novembre 1567. Federico Borromeo impose ampliamenti e restauri che dovevano essere eseguiti entro quattro anni, pena l'interdetto.
Polittico di Bernardino Luini già nella chiesa di S. Andrea. Ai tempi della Visita era sopra l'altare della Madonna; se ne trova la distaccata descrizione a pagina 304. Mario Cereghini, in "Immagini di Lecco nei secoli", riferisce che i dipinti del Luini, forse regalati alla chiesa di Maggianico dai Ghislanzoni di Barco, furono probabilmente eseguiti verso il 1515. (Da diacolor dell'Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Lecco).
composizione di Gaudenzio Ferrari, "abbastanza decorosa" secondo il compilatore degli Atti della Visita quand'era stata trovata sopra l'altare di S. Antonio nella parrocchiale di Maggianico
Lo stesso anno, il 10 Luglio, il medesimo Rev.mo mons. Albergato visitò la Chiesa parrocchiale di sant'Andrea ivi situata, di iuspatronato degli uomini del luogo, come risulta dall'istrumento di erezione, come a suo luogo si dirà.
IL SANTISSIMO SACRAMENTO
Innanzitutto andò a visitare il santissimo sacramento dell'Eucaristia, e constatò che si conservavano otto particole. Queste erano raccolte in una piccola pisside d'argento, decorosa, ricoperta da un velo di seta di color giallo e rinchiusa nel tabernacolo. Lo stesso tabernacolo poi, che è di forma quadrata, si presenta elegante in oro, e ornato con colonnine. Sulla sua sommità si vede una croce di legno dorata. La porticina movibile dal davanti, si apre comodamente. La porticina del tabernacolo non è fissata bene per cui può essere aperta molto facilmente da chiunque. Nell'interno è rivestito tutto con drappo serico, all'esterno è ricoperto con velo bianco di seta. E' stato recentemente confezionato un altro velo decoroso di seta di colore rosso. Non vi sono conopei di altri colori per i vari tempi liturgici. La chiave del tabernacolo si conserva in sacristia insieme a quella del ciborio, che spesso resta nello stesso ciborio con quella del tabernacolo alla quale è unita. Si suole rinnovare le sacre Specie ogni quindici giorni. Vi è una pisside per recare l'Eucaristia agli infermi. Non esiste un sacchetto di seta più grossolano nel quale collocare la Pisside con la sacra Eucaristia, quando la si deve portare in luoghi di montagna per strade difficili. La pisside nella quale ora si conserva il Santissimo Sacramento non è sufficiente per la comunione del popolo. L'ostensorio che si usa nelle processioni del S.mo Sacramento è di ottone dorato, la lunetta e il suo supporto, conforme alle prescrizioni, sono d'argento. C'è l'ombrella maggiore o baldacchino, di seta rossa damascata. Ve n'è pure una piccola, che si usa quando si porta il sacramento dell'Eucaristia lontano dall'abitato, ed è di seta damascata, ma molto indecente per la vecchiezza. Vi sono solamente due mantili e tovaglie lunghe per la santa comunione. Non vi sono in Chiesa panche per comodità dei fedeli quando si presentano per la santa comunione. La terza domenica di ogni mese si fa la processione attorno alla Chiesa, alla quale partecipano i confratelli del Santissimo Sacramento con numeroso popolo d'ambo i sessi E' pure grande il numero di coloro che di solito accompagnano il santissimo Sacramento quando viene recato agli infermi nel paese di Ancillate, pochi invece partecipano quando lo si deve portare lontano. Il giorno della festa del Corpus Domini si fa la processione nella Chiesa Collegiata, dove si reca il Parroco con la più parte del popolo. La pisside e il calice non si puliscono mai, quindi appaiono molto sporchi. Le ostie e le particole sono comperate dal parroco a proprie spese. Vi sono due lampade grandi. Vi sono un turibolo, una navicella e un cucchiaino di ottone sordido. Quando il parroco espone la santa Eucaristia, o la reca in processione, o l'amministra agli infermi, osserva diligentemente le prescrizioni del rituale.
LE LAMPADE
Davanti al Santissimo Sacramento pende una lampada di vetro, inclusa in modo indecente in custodia di ottone; è alimentata con olio d'oliva a spese della confraternita del Santissimo Sacramento. La lampada di vetro non viene mai spolverata, e neppure quella di ottone la quale, siccome si pulisce di rado, appare sempre sporca. Per la lampada che arde avanti il santissimo Sacramento furono fatti dei legati, ovvero delle prestazioni di livelli, come qui si riferisce:
Primo: un fitto livellario di cinque lire imperiali pagato da Giuseppe figlio del fu Antonio Giannetti di Barco per un terreno a prato, di quattro pertiche, nel territorio di Maggianico, situato nella località che è chiamata La Pianca, che confina da una parte con il Monte di Maggianico, da un'altra con i Gaggioli di Val d'Erve, da un'altra con un Fasino di Chiuso, da ultimo con il Comune di Barco, come risulta da istrumento steso da Belisario Longhi, notaio in Milano, il 25 Settembre 1595.
Un altro fitto livellario di cinque lire imperiali pagato dai fratelli Girolamo e Giovanni Maria Paladini di Maggianico per un vigneto di due pertiche situato nel territorio di Maggianico nella località che è detta Fanale, e che confina da una parte con i beni della Chiesa di Sant'Andrea di Maggianico, da un'altra con i beni del capitolo di Lecco, da un'altra con Giorgio Gualtieri e dall'ultima con Pietro Gualtieri, come appare da istrumento ricevuto da Belisario Longhi, notaio in Milano, il 15 Luglio 1574.
Un altro fitto livellario di 3 lire imperiali pagato da Battista Fardini di Maggianico, per un campo di circa dodici tavole, situato nel territorio di Maggianico nel luogo detto La Gria e confinante da una parte con Giacomo Frigerio, da un'altra con Antonio Fardini, da un'altra con Orazio Gualtieri, e da ultimo con gli eredi di un Moroni, come risulta da istrumento ricevuto da Giovanni Pietro Gazzaro, notaio in Milano, l'undici Ottobre 1585.
Tutti questi Affittuari soddisfano a tempo debito il loro onere.
SACRE RELIQUIE
Questa Chiesa non possiede sacre Reliquie.
IL BATTISTERO
Questa Chiesa ha il Battistero di pietra rozza solida, di forma rotonda. La colonna che lo sostiene, di muratura indecente, è di forma quadrata; lo ricopre un ciborio di legno solido, di forma piramidale.
Nel ciborio vi è un piccolo armadio, nel quale a causa dell'umidità non si conservano i vasi del Crisma e dell'Olio dei catecumeni, né i mantili per aspergere il capo dei battezzati; questi si tengono in sacristia insieme alla suppellettile della chiesa.
La bocca del Fonte non è coperta con una tavola che trattenga la polvere e altre sporcizie.
Il ciborio è ricoperto con un conopeo di tela cerulea lacera.
Il ciborio non è convenientemente adattato al battistero, spesso infatti rimane aperto per negligenza del Parroco, il quale ogni tanto non si preoccupa di levare la chiave, e in una settimana fu trovato due volte aperto dal Cancelliere della visita.
Rimane aperta pure la cancellata della Cappella.
Il Fonte battesimale si trova in una cappella dalla parte dell'Epistola presso la facciata. Vi si ascende con un gradino.
L'asciugatoio per aspergere il capo dei battezzati è del tutto sporco.
La cappella minaccia rovina e ha bisogno di grandi riparazioni.
La sua forma è quadrata. Ha una finestra munita soltanto di inferriata.
IL SACRARIO
Il sacrario è scavato nella parete della stessa Cappella del battistero, non ha antine, né serratura, né chiave.
GLI OLI SACRI
I vasetti del Crisma e dell'Olio dei catecumeni sono di stagno, senza alcuno squallore e sporcizia.
Hanno una custodia di cuoio rivestita di seta.
Racchiusi in un sacchetto di seta, sono custoditi decentemente in un armadietto in sacristia.
Nei vasetti vi è della bambagia troppo sporca.
Il parroco ha assicurato che ogni anno prende gli oli nuovi dalla Chiesa plebana, dopo aver bruciato quelli vecchi.
L'OLIO DEGLI INFERMI
Il vasetto per l'olio degli infermi, pure di stagno, nuovo, abbastanza decente e si conserva mondo a sporcizia in scatola di cuoio rivestita di seta. Anche per questa vi è un sacchetto di seta rossa.
L'olio nuovo si preleva ogni anno dalla Chiesa plebana dopo bruciato il vecchio. Anche questo vasetto si conserva, non senza un certo decoro per la dignità, in un armadio della sacristia con la suppellettile della Chiesa.
L'ALTARE MAGGIORE
Tre sono gli altari di questa Chiesa compreso il maggiore, che è consacrato, come si apprende dalla visita fatta dal B. Carlo nel 1566, anche se non esiste altra testimonianza. L'altare maggiore è costruito secondo la forma prescritta. Vi è sovrapposta una mensa di legno, nella quale è inclusa, come è richiesto, la pietra sacra. La sua predella, che è decente, dista sei cubiti dalla parete posteriore e cinque cubiti dai cancelli. Questo stesso altare è dotato di tabernacolo di legno per la Santissima Eucaristia, al quale è sottoposta una base di legno con cartigli dipinti, di una croce, di sei candelieri d'ottone, di due statue rappresentanti angeli, di tre tovaglie, di un palio di seta di color rosso. Non ha capocielo, ma al suo posto vi è la volta che copre tutto l'altare, ed è tanto bassa che si può facilmente e comodamente ripulire. Non esiste la prescritta finestrella ricavata nella parete per gli orcioli. Manca il chiodo di ferro per appendere il berretto del sacerdote quando celebra. Vi è un piccolo campanello da usare all'elevazione del Santissimo Sacramento. La tavoletta per dare la Pace è di legno ornata di pittura sacra, ha il suo manico ma è indecente. Non c'è sopratovaglia, per cui le tovaglie sono sporche. Gli orcioli, senza tappi, vengono lavati solo con l'acqua semplice, che non basta a togliere le piccole sporcizie, quindi appaiono unti e indecenti. Non esiste il piatto per gli orcioli.
LA CAPPELLA MAGGIORE
La cappella maggiore è costruita in forma quadrata. Il suo pavimento in parte è di laterizi in parte di cemento, e vi si ascende per due gradini di pietra. E' rinchiusa con cancelli di ferro ornati d'ottone. Vi è una pala abbastanza bella la quale nella parte mediana superiore contiene le immagini di N.S. Gesù Cristo che risorge dai morti, con a destra San Rocco, e a sinistra San Cristoforo che porta Gesù bambino. Nella parte mediana inferiore si vedono le immagini di Sant'Andrea e dei Santi Pietro, Bernardo, Ambrogio e Antonio. Questa pala è racchiusa in cornici dorate, ma non viene mai ripulita delle ragnatele con piccole scope palustri.
La pala non è appesa saldamente e può cadere facilmente. Per sostenere la detta Pala vi è una piccola tavola di legno trasversale, nella quale si infiggono otto cerei pasquali col pericolo di imbrattare di fumo la tela o di bruciarla.
I ceri che si accendono almeno nei giorni più solenni si possono accomodare facilmente in cima alle inferriate.
D'ambo i lati dell'altare vi sono due lunghe cassepanche nelle quali si conservano le candele della confraternita del santissimo Sacramento, e a motivo di ciò durante i divini offici i laici entrano oltre i cancelli con poca riverenza per il Santissimo Sacramento.
Vi sono inoltre due finestre quadrate d'ambo le parti, munite di inferriata e di vetro.
L'arcata della stessa Cappella è congiunta nella parte inferiore con una trave trasversale, indecente, in mezzo alla quale è collocata l'immagine del Cristo crocifisso.
Il leggio portatile si trova in un angolo, senza rivestimento.
Le pareti e la volta sono rivestite solo di intonaco e del tutto rozze.
Manca il candelabro per il cereo pasquale, ma al suo posto c'è uno sgabello di legno di pioppo indecente, e del tutto rozzo.
Non esiste uno spegnitoio di latta col quale il sagrestano possa spegnere le candele poste in alto.
ONERI DEGLI ALTARI
Per questo altare c'è il solo onere parrocchiale.
L'ALTARE DELLA B.V. MARIA
L'altare della B. Vergine Maria è costruito fuori del recinto della cappella maggiore dalla parte settentrionale secondo la forma prescritta; vi è sovrapposta una mensa di legno, nella quale è collocata la pietra sacra secondo le prescrizioni.
La sua predella decente, dista dalla parete posteriore dieci cubiti, un cubito dai cancelli.
Questo altare è adorno di croce, di due candelieri di ottone, della tabella delle segrete, delle tovaglie e del palio.
L'altare è in mezzo alla cappella; per mancanza di muro di sostegno la pala non può restare diritta.
Ha una pala decorosa che raffigura, nel mezzo, la B.V. Maria con in braccio il Bambino e ai lati Santa Caterina e i santi Andrea, Antonio e Sebastiano; in alto poi ha un'immagine dell'Eterno Padre. La circondano elegantemente cornici e colonnine dorate.
Non c'è capocielo ma una volta che copre tutto l'altare, ed è così bassa che la si può facilmente ripulire.
Non c'è la prescritta finestrella per gli orcioli.
La cappella laterale è costruita in forma quadrata. Il suo pavimento è in laterizio e vi si sale per un unico gradino di pietra.
E' recinta da cancelli di ferro ornati in ottone.
C'è una finestra dietro l'altare, proprio inutile.
Le pareti e la volta sono corrose, in parte dipinte ma indecenti.
Dietro l'altare si tengono il tumulo funebre, il baldacchino e altre cose sconvenienti per questo luogo.
Presso questa cappella vi è il posto della vecchia sacristia che serve di passaggio in Chiesa; ivi il Parroco ripone i graticci di canne palustri, i pali e gli altri attrezzi che servono per l'allevamento dei bachi da seta.
Non c'è chiodo di ferro per appendere il berretto del sacerdote celebrante.
Il piccolo campanello per l'elevazione del santissimo Sacramento è di semplice bronzo.
Dalla visita del Beato Carlo del 1566 si sa che a questo altare era eretta la confraternita della B. V. Maria e allora vi erano diciotto confratelli; questa confraternita possiede dei beni acquistati in tempo di guerra, dai quali si percepiscono i redditi qui elencati.
Primo. Fitto livellario di due lire imperiali che pagato da Francesco Frigerio di Maggianico per un terreno descritto e determinato con i suoi confini nell'istrumento di vendita compilato da Giovanni Pietro Gazzaro, notaio in Milano, il 12 marzo 1599, e nell'istrumento di cambio ricevuto da prete Ambrogio Pozzi, il giorno e anno sopraddetti.
Un altro fitto livellario di quattro lire imperiali che è pagato da Battista Fardini di Maggianico per un terreno coltivato in parte a viti e in parte a bosco, di circa tre pertiche, situato nel territorio di Maggianico nella località detta Quarino e che confina da una parte con gli eredi di Pietro Guidi, da un'altra con Pietro Gualtieri, da un'altra con la località La Corna, da ultimo con la strada pubblica, come risulta da istrumento di investitura ricevuto da Alessandro Airoldi, notaio in Milano, il 4 settembre 1596.
Tesoriere è Pietro Frigerio, che ha presentato in questa visita il libro dei redditi, dal quale risultano le spese che si fanno per ornare il detto altare.
A questo altare si celebra qualche volta per devozione del popolo.
Nella visita del 1566 è detto che questo altare è di iuspatronato dei Ghislanzoni di Barco.
L'ALTARE DI SANT' ANTONIO
L'altare di Sant'Antonio è costruito secondo le norme nella parte meridionale; dista alquanto dalla parete; vi è sovrapposta una tavola di legno, nella quale è inserita la pietra sacra secondo le prescrizioni.
La sua predella, decente, dista dalla parete posteriore sei cubiti, dai cancelli un solo cubito.
Questo altare è ornato con due candelieri di ottone, con la tabella delle segrete, da tre tovaglie e da un palio di cuoio.
Non vi è alcuna croce.
Non ha capocielo però vi è la volta che copre tutto l'altare e che si può comodamente ripulire, il che tuttavia si fa di raro.
Non c'è la prescritta finestrella nella parete per gli orcioli.
Questa cappella è costruita in forma quadrata ed è ornata con pitture.
Il suo pavimento è di laterizio.
E' chiusa da cancelli di ferro con eleganti ornamenti d'ottone.
Ha una pala abbastanza decorosa nella quale si vedono l'immagine di Sant'Antonio, al centro e ai lati quelle dei Santi Ambrogio e Girolamo.
Nella parte meridionale vi è una finestra munita solo di grate di ferro.
Nella stessa cappella vi è una porta che dà accesso alla sacristia.
Davanti a questa cappella, nel mezzo pende una lampada di ottone che solo raramente viene accesa per devozione.
A questo altare è stato imposto verbalmente da Cristoforo Ghislanzoni l'onere della celebrazione di una Messa settimanale; per l'adempimento di tale onere fu assegnato al Parroco della stessa Chiesa un terreno a campo di circa quattro pertiche nel territorio di Maggianico, situato nella località detta Scarabotta, al quale da due parti fanno da confini i beni della Chiesa di Maggianico, da un'altra la strada pubblica e dall'ultima i beni di Giuseppe Grotta, come risulta dalla visita del 1566 fatta dal B. Carlo.
Il parroco possiede pacificamente questo terreno, essendo già passati sedici anni da quando lo stesso Parroco lo affittò ora all'uno ora all'altro senza istrumento. Gli è stato prescritto che faccia quanto prima l'istrumento.
Dalla medesima visita del B. Carlo si apprende che a questo altare è unito un legato di un affitto di cinque lire imperiali imposto dal sopraddetto Cristoforo con l'onere di celebrare una volta la settimana. Nella visita presente nulla risulta di questo reddito.
Cappellano è lo stesso Parroco il quale ha assicurato che soddisfa a questo onere, come appare dalla effemeride delle messe.
LEGATI E ANNIVERSARI
A questa Chiesa sono imposti alcuni legati e oneri di anniversari, come si indica qui di seguito:
Primo: Un legato per settimo e trigesimo, e per un anniversario di dieci messe per cinque anni.
Un legato di quattro staia di mistura, cioè di frumento e segale, da distribuirsi per quattro anni nel paese di Maggianico.
Inoltre un legato di cinquanta lire imperiali da spendersi per la costruzione della cappella di San Pietro martire nella detta Chiesa.
Questi tre legati furono disposti nel testamento del fu Antonio Manzoni, ricevuto da Luigi Arrigoni, notaio in Milano, il 2 Gennaio 1599, di cui si dà copia a pag. 307.
Dovrebbero riconoscere e pagare questi legati i figli del suddetto Antonio, i quali però, quantunque ammoniti, hanno tralasciato di soddisfare.
Primo: Un legato di settimo, trigesimo e anniversario con nove sacerdoti e Messe della Beata Maria e di san Gregorio una volta sola.
Un legato di officio e dieci messe per quaranta anni.
Inoltre un legato di nove messe per venti anni.
Questi legati furono disposti nel testamento di Caterina Ghislanzoni di Barco, ricevuto da Gerolamo Longhi, notaio in Milano, il 20 Aprile 1566; e ne riporta copia a pagina 308.
Questi legati devono essere riconosciuti e adempiuti dai fratelli Battista, Giovanni Antonio e Giovanni Andrea Ghislanzoni, figli ed eredi della suddetta Caterina, ma essi, quantunque più volte ammoniti, hanno trascurato di soddisfarli.
Primo: un legato di settimo con dodici sacerdoti, di trigesimo e di anniversario con nove sacerdoti e messe della Beata Maria Vergine e di san Gregorio una volta sola.
Un legato di officio con dieci Messe per quarant'anni.
Inoltre un legato di dodici Messe da celebrarsi per trent'anni nella detta Chiesa.
Questi legati furono disposti nel testamento della fu Maria Ghislanzoni, ricevuto il 20 Aprile 1566 a Gerolamo Longhi, notaio in Milano, del quale ci dà la copia a pagina 308.
Sono tenuti a riconoscere e adempiere questi legati i fratelli Battista, Giovanni Antonio e Andrea Ghislanzoni, nipoti della suddetta Maria, ma essi, quantunque più volte ammoniti, non si sono curati di soddisfarli.
COPIE AUTENTICHE DEI TESTAMENTI PER LEGATI E ANNIVERSARI
Sia chiaro a tutti coloro che leggeranno il presente documento che nel testamento fatto da Antonio Manzoni e ricevuto da me notaio sottoscritto il 2 Gennaio 1599 si trovano i capitoli o legati seguenti:
Ha disposto che gli eredi siano tenuti a celebrare il settimo e il trigesimo entro un mese dal giorno della morte nella Chiesa di Sant'Andrea.
Così ha disposto che facciano celebrare un anniversario con dieci Messe ogni anno per cinque anni in quella Chiesa e da quei sacerdoti sia secolari sia regolari come sembrerà opportuno ai suoi eredi o alla maggior parte di loro.
Ha stabilito inoltre che si distribuiscano quattro staia di mistura, cioè di segale e frumento, ogni anno per quattro anni dopo la morte del testatore, nel paese di Maggianico.
Ha lasciato ancora cinquanta lire imperiali da spendere per la costruzione della Cappella di san Pietro martire progettata nella detta Chiesa di Sant'Andrea, ovvero se non si fabbricasse, da impiegare ad arbitrio dei sindaci della stessa Chiesa; nel caso il testatore desse personalmente le dette cinquanta lire o le spendesse durante la sua vita, del che daranno testimonianza i sindaci, allora gli eredi non sarebbero tenuti ulteriormente a questo obbligo.
Sottoscrizione: Luigi Arrigoni pubblico notaio di Milano ha sottoscritto.
Appaia chiaro a quanti leggeranno questo documento come nel testamento fatto da Caterina Ghislanzoni, figlia del fu maestro Battista di Barco, rogato da me notaio sottoscritto l'anno 1566 il giorno di sabato 20 Aprile, nel quale ha istituito eredi i fratelli Battista, Giovanni Antonio e Giovanni Andrea Ghislanzoni, figli della testatrice, vi è un legato di questo tenore:
«Voglio inoltre che gli infrascritti eredi miei facciano accompagnare il mio cadavere alla sepoltura da sette sacerdoti e con sei candele del peso di dieci once ciascuna; facciano celebrare il settimo con dodici sacerdoti, il trigesimo con nove sacerdoti; inoltre che siano tenuti a far celebrare le Messe della Gloriosissima Vergine Maria e di San Gregorio nella Chiesa di Sant'Andrea della mia vicinanza, una volta sola dopo la mia morte, per sollievo dell'anima mia; voglio ancora che i detti miei eredi siano tenuti a far celebrare un officio di dieci Messe nella sopraddetta Chiesa ogni anno per i quarant'anni che seguiranno la mia morte, e nove Messe nella stessa Chiesa ogni anno per vent'anni dopo la mia morte, e per tutte queste disposizioni e in occasione di esse destino un pezzo indiviso di terra coltivata, di 2 pertiche e mezza, situata in località detta Cariggio, che confina da due parti con i fratelli Bernardo e Sebastiano Ghislanzoni, da un'altra con Giorgio di Pescarenico, e da ultimo con gli eredi di Paolo di Laorca, e un campo di una pertica e mezza salvo errore, situato in località detta alla Vigna, limitato da due parti dalla strada, da un'altra dai beni del paese, e dall'ultima da quelli del signor Francesco Airoldi; nel caso poi che qualcuno dei detti infrascritti miei eredi trascurasse di far eseguire quanto è disposto nel detto legato, allora e in quel caso voglio che colui che eseguirà tali prescrizioni debba essere anche padrone e patrono dei detti terreni per il periodo di 40 anni; ove invece tutti i miei eredi non si curassero di eseguire le promesse, voglio da adesso che allora gli stessi beni, cioè il terreno fissato per offici di legato in località Cariggio, e quello fissato per gli altri oneri in località detta alla Vigna, non pervengano loro rispettivamente per il periodo di 20 o di 40 anni da debitamente computarsi ».
Sottoscritto: Gerolamo Longhi Notaio di Milano.
Sia chiaro a chiunque vedrà queste scritture come nel testamento fatto dalla fu Maria Ghislanzoni, rogato da me notaio sottoscritto il 20 Aprile 1566, nel quale ha istituito suoi eredi i fratelli Battista, Giovanni Antonio e Andrea Ghislanzoni, suoi nipoti, sono inseriti i seguenti legati o capitoli:
« Stabilisco che gli infrascritti miei eredi siano tenuti a far accompagnare il mio cadavere alla sepoltura da sette sacerdoti e con sei candele del peso di dieci once l'una; a far celebrare il settimo con dodici sacerdoti, il trigesimo con nove sacerdoti, e similmente l'anniversario con altrettanti sacerdoti; inoltre che siano tenuti a far celebrare le Messe della Madonna Gloriosissima e di San Gregorio nella Chiesa di Sant'Andrea della mia vicinanza e questo in suffragio dell'anima mia, per una volta sola; stabilisco ancora che i miei eredi siano tenuti a far celebrare ogni anno per 40 anni dopo la mia morte un officio con dieci Messe nella Chiesa soprascritta; per quanto sopra impegno un campo situato nella detta Vicinanza nella località detta in Prada, che confina da una parte con il Sig. Battista Ghislanzoni, da un'altra con i fratelli Bernardo e Sebastiano Ghislanzoni, da un'altra con la strada e da un'ultima con gli eredi del Sig. Bertola Gazzaro, e un altro campo situato nella località detta in Termine, che confina da due parti con Stefano Ghislanzoni, da un'altra con i fratelli Bernardo e Sebastiano Ghislanzoni, dall'ultima con Ambrogio Canteri salvo errore; e nel caso che qualcuno dei miei infrascritti eredi trascurasse di far eseguire ciò che è contenuto in questo legato, stabilisco per allora che colui il quale eseguirà queste promesse sia e debba essere padrone e patrono durante i detti 40 anni dei descritti terreni; ove poi tutti gli stessi miei eredi trascurassero di eseguire le promesse, dispongo ora per allora che i medesimi beni, cioè il campo della località detta in Termine riservato per gli offici e quello in località in Prada riservato per gli altri oneri, rimangano vincolati per tutti i 40 anni.
Voglio ancora che i miei ricordati eredi siano tenuti a far celebrare ogni anno per 30 anni 12 messe nella sopraddetta Chiesa, per le quali destino un campo indiviso di due pertiche e mezza situato in località Cariggio, che confina da una parte con i fratelli Bernardo e Sebastiano Ghislanzoni, da un'altra con Giorgio di Pescarenico e da un'altra con gli eredi di Paolo di Laorca ».
Firmato: Io Gerolamo Longhi notaio di Milano.
LA CHIESA
Questa Chiesa parrocchiale è consacrata; la sua consacrazione e dedicazione risulta dalla visita del 1566 fatta dal B. Carlo. Non si ha però alcun altro documento della consacrazione.
La festa della consacrazione si celebra il 5 di maggio.
E' rivolta a oriente, è abbastanza ampia e può contenere molta gente, ha un'unica navata divisa in quattro campate.
Il pavimento è in calcestruzzo, levigato, e vi si discende per un unico gradino.
Le pareti sono intonacate e imbiancate. La Chiesa è ricoperta con tavole rozze e con tegole.
Il pavimento viene scopato di rado; pure raramente dalle pareti e dalla volta della Cappella si levano le ragnatele.
Tutti indistintamente usano portare cani in Chiesa, i quali con i loro latrati disturbano le preghiere almeno durante i divini offici.
E PORTE E I BATTENTI
La Chiesa ha una porta sulla facciata e un'altra dalla parte orientale, presso la Cappella maggiore.
Queste non permettono alcun ingresso profano.
Non è però fissata una propria porta a ciascun sesso, per l'entrata e l'uscita, né vi sono steccati di legno per separare gli uomini dalle donne.
Nella parte superiore della porta maggiore non c'è alcuna immagine del santo al quale è dedicata la Chiesa.
Dinnanzi alla Chiesa è stato recentemente costruito un portico con piccole colonne di pietra che serve per l'amministrazione del Battesimo.
LE FINESTRE
Vi sono tre finestre delle quali una rotonda si vede sulla stessa facciata, ricoperta di tela lacera.
Le altre due sono di forma quadrata, delle quali una munita solo di inferriata, l'altra di inferriata e di vetri trasparenti.
I SEPOLCRI
Si contano sei sepolcri, i quali sono così livellati col pavimento della Chiesa che non creano ostacolo né per depressione né per prominenza. Sono chiusi con duplice lapide secondo la prescrizione.
IL CONFESSIONALE
Nella Chiesa vi è un unico confessionale non costruito secondo prescrizione. Non sono appese le tabelle dei canoni penitenziali, e dei casi fissati nella Bolla "Coenae Domini".
Vi è invece la tabella dei casi riservati all'Arcivescovo. E' collocato in posto così esposto che tutti possono vedere il Confessore e il penitente.
Vi è la finestrina con la grata, ma senza la prescritta tela o rete.
Nel confessionale non è affissa alcuna immagine sacra, come sarebbe richiesto.
IL PULPITO
Non esiste alcun pulpito per la predica al popolo, ma il parroco compie il suo dovere ogni giorno festivo dall'altare.
LE CASSETTE PER L'ELEMOSINA
Nella Chiesa vi è una sola cassetta vicino all'altare della B.V. Maria per raccogliere elemosine in favore della Confraternita del S.mo Sacramento e della Fabbriceria; questa è sempre esposta, senza che per questo si sia ottenuta facoltà o licenza.
I VASI DELL'ACQUA SANTA
Vi sono due vaschette per l'acqua lustrale, una dentro la Chiesa sul lato destro di chi entra, sovrapposta a una piccola colonna e fatta di pietra, l'altra inserita nella parete, nell'interno della Chiesa, presso la porta laterale. Quivi prendono l'acqua benedetta promiscuamente uomini e donne; siccome poi quest'acqua non viene rinnovata tutti gli otto giorni, né si ripulisce il labbro delle vaschette, è piena di sporcizia.
Il secchiello portatile per l'acqua benedetta da usare nei funerali e negli altri offici del Parroco è di bronzo, indecente, e ha un aspersorio di legno sporco.
LA TORRE CAMPANARIA
La torre campanaria è di forma quadrata, costruita dalla parte dell'Epistola vicino al recinto della Cappella maggiore.
Sulla sommità si vede una croce di ferro. La porta, chiusa da un uscio senza serratura e chiave, dà nella Chiesa.
Sul campanile vi sono due campane molto sonore e intonate tra loro; della loro benedizione non esiste alcun documento. Le loro corde si comprano a spese della popolazione.
Il Parroco si è lamentato che non vi sia nessun custode che suoni le campane per i divini offici e per i funerali, ritenendo indecoroso per il Parroco attendere a un tale compito.
IL CIMITERO
Il cimitero rivolto a mezzogiorno non è ben spianato, ma in alcuni punti depresso, in altri impedito dai tumuli. E' recinto di muro; nel suo mezzo c'è una piccola croce; il suo ingresso immette nella Chiesa dalla parte meridionale, ed è chiuso con una porta e catenaccio.
Non vi è una cappella nella quale si possano fare preci per i defunti.
LA SACRISTIA
La sacristia è costruita a meridione accanto e di fianco alla cappella di sant'Antonio.
Le pareti sono intonacate e imbiancate, e la copertura è a volta.
La porta della sacristia è rivolta alla cappella di sant'Antonio; vi sono due finestre dalla parte orientale, munite di inferriate.
Vi sono un inginocchiatoio e il lavabo con manutergio per purificare le mani.
Vi è una cartella lacera con le preghiere di preparazione alla celebrazione della Messa.
Mancano tutte le altre tabelle prescritte e necessarie secondo la norma.
Gli armadi per conservare le vesti sacre e l'altra suppellettile della chiesa sono di noce.
La suppellettile di tutta la Chiesa è quella qui descritta:
Un ostensorio di ottone dorato con lunetta d'argento che si usa nelle processioni del S.mo Sacramento.
Una pisside grande d'argento che si usa per la comunione generale.
Una pisside piccola d'argento per portare la Santissima Eucaristia agli infermi.
Due calici d'argento dorato, con una patena d'argento dorato e un'altra patena di ottone dorato.
Un tabernacolo di legno nel quale si ripone il Santissimo Sacramento.
Due croci di ottone dorato.
Sei candelieri di ottone.
Due statue dorate di Angeli.
Due crocifissi di legno.
Tre palii di cuoio dipinti in diversi colori.
Un palio di seta damascata di color rosso.
Un palio di seta damascata di color bianco.
Un palio di seta di colore verde.
Due palii di seta color ceruleo.
Una pianeta di seta damascata di colore rosso.
Due pianete di seta damascata di color ceruleo.
Due pianete di seta damascata di colore bianco.
Una pianeta di seta damascata di colore verde.
Due pianete di panno di colore nero.
Vi sono manipoli e stole secondo i diversi colori delle pianete.
Tre camici.
Quattro amitti.
Una cotta.
Tre tovaglie grandi per gli altari e sei piccole.
Tre tabelle per le segrete.
Tavoletta della pace.
Due campanelli per l' elevazione e per l' accompagnamento del Santissimo Sacramento.
Tre casse per i calici e per altri oggetti sacri.
Sette borse per i corporali.
Cinque corporali con le loro animette.
Dodici purificatoi.
Quattro veli di seta per i calici.
Un turibolo di ottone argentato con navicella.
Un Baldacchino grande di seta damascata di color rosso.
Un'ombrella per il Viatico.
Uno stendardo con dipinta l'immagine di Sant'Andrea per le processioni.
Un piviale di seta damascata.
Un messale.
Due cuscini di cuoio.
LA CASA PARROCCHIALE
La casa parrocchiale è vicina alla chiesa ed è alla stessa contigua dalla parte meridionale. Essa si compone di diversi locali. Ha infatti cinque locali al piano inferiore e cinque in quello superiore; ha anche una piccola corte, una stalla congiunta alla casa, e inoltre un giardino di circa una pertica.
Questa casa è abbastanza comoda, ma il Parroco, dedito ad affari secolari, d'estate alleva nella propria casa i bachi da seta, e per questo essa diventa sporca e puzza sempre.
I REDDITI DEL BENEFICIO
Questo beneficio parrocchiale ha dei beni in terreni e altri redditi stabili descritti nell'istrumento di obbligazione ed erezione ricevuto da Giovanni Pietro Scotti notaio e cancelliere arcivescovile di Milano il 12 Novembre 1567 del quale è trascritta copia alla pag. 525 del 2° volume dei «Diritti» (Iurium Ecclesiarum Plebis Leuci).
Da questi beni si percepisce un reddito annuo di 200 lire imperiali.
Vengono pagate inoltre settantadue lire imperiali dagli uomini di Belledo per la celebrazione di una Messa ogni settimana e per l'amministrazione dei Sacramenti, come risulta dall'istrumento di unione della chiesa di Sant'Alessandro del detto luogo di Belledo con la chiesa di Sant'Andrea di Ancillate, ricevuto da Zeno Vasto, notaio in Milano, il 2 Settembre 1515.
LE PRETESE
Il Parroco pretende la cera dei funerali e degli offici da morto e tutti gli altri emolumenti straordinari in conformità dell'istrumento di erezione in parrocchiale della Chiesa, ma tutte queste pretese gli sono negate dai vicini di Ancillate.
Pretende ancora l'esecuzione del decreto della visita del 1584 in cui si stabilì che il Sig. Lanzo Ghislanzoni di Barco è tenuto a pagare cinquanta lire imperiali da erogare al Parroco per la celebrazione di Messe, come lo stesso Sig. Lanzo ha affermato in quella visita.
Pretende anche l'esecuzione del legato del Signor sopra un fondo in località detta alla pianta, e sopra un altro in località detta alla Grandella, dai redditi dei quali si devono destinare tre lire per l'acquisto di pane da distribuire ai poveri di Ancillate. Il resto spetta al Rettore per celebrare messe.
I redditi sono di 7 lire.
Inoltre pretende che i sottoindicati, ovvero coloro ai quali sono pervenuti i beni sotto descritti, siano tenuti a soddisfare gli oneri figuranti nel libro di Estimo e nelle descrizioni dei beni della località di Barco, secondo quanto è stato ricordato il 10 Marzo 1563 in un documento del notaio Sig. Giovanni
Antonio Airoldi di Acquate, allegato agli atti delle passate visite e che si richiama nella presente visita; esso è del seguente tenore: «Io notaio infrascritto attesto e faccio fede che nel libro dell'Estimo e della descrizione dei beni dei vicini e degli uomini di Barco, Missirano e Maggianico, vicinanze di Ancillate, tra le altre cose vi sono degli oneri sopra i loro beni, che vengono qui indicati singolarmente per ciascuno. Sopra i beni di Stefano figlio del fu Andrea, alla sua volta figlio di Beltramo Ghislanzoni nel foglio 10 sono indicati i seguenti oneri: Un affitto all'erede di Giacomo Gasparolo. Un affitto al Prete Matteo. Un altro affitto allo stesso Prete Matteo. Inoltre undici staia di mistura per pane cotto ai poveri di Barco. Cosi undici staia di frumento per distribuire pane cotto in Barco. Sopra i beni di Vanone Peracle Ghislanzoni: Un affitto di 15 lire imperiali ogni anno al prete di Sant'Andrea per sei anniversari. Sopra i beni di Pietro Ghislanzoni, figlio del fu Stefano: Un affitto in favore dei vicini di Barco di due staia di miglio e segale da distribuirsi ogni anno in elemosina. Sopra un terreno a campo nella vicinanza di Barco in luogo detto la Foppa, che confina da una, parte con Lanzino di Barco, da un'altra con maestro Bernardo Ghislanzoni, da una terza con Giacomo di Pescate, e misura circa due pertiche, ogni anno in perpetuo dagli eredi del fu Morato di Barco deve essere pagato un affitto di quattro staia di frumento da distribuirsi in pane cotto ai vicini di Barco. Sopra i beni di Pietro Guarisco Valsecchi, cioè sopra un terreno coltivo di circa sette pertiche che si trova nella località detta campo di Missirano, confinante da due parti con la strada, da un'altra con i vicini di Ancillate e dall'altra con Martino Sabbadoni di Missirano, è dovuto l'affitto annuo perpetuo ai vicini di Ancillate per distribuire in elemosina sei staia di frumento e per sei Messe.
Ancora il predetto è tenuto a dare in elemosina ogni anno in perpetuo due pesi di sale ai vicini di Ancillate in occasione della festa di Natale, quale affitto sopra un campo di circa due pertiche che si trova in località detta al segerio del Dosso e che confina con i beni degli eredi di Zanino Zanenca Ghislanzoni, da un'altra con quelli di Vanotto del Dosso, da un'altra con quelli del fratello di questo, dall'ultima col lago. Un affitto in favore dei vicini di Ancillate di tredici soldi imperiali è dovuto sopra i beni di Antonio Sabadoni di Missirano cioè sopra un terreno a campo e vigna, di circa una pertica e venti tavole, in località detta al Castellaccio, che confina da una parte con i beni di Bertolo di Maggianico, da un'altra con la strada, dall'altra con i beni degli eredi di Antonio di Missirano.
Sottoscritto: io Giovanni Antonio Airoldi figlio del fu don Polidoro, abitante in Acquate territorio di Lecco Ducato di Milano, pubblico notaio per autorità apostolica e imperiale in Milano e per la Comunità di Lecco, presso il quale esiste il libro dell'estimo, dal quale ho estratto quanto sopra fedelmente; in fede ho sottoscritto il 10 Marzo 1563 ».
IL RETTORE
Rettore di questa Chiesa è prete Simone de Martini sacerdote milanese, il quale è stato provvisto della stessa - rimasta vacante per la morte di prete Battista Arrigoni, deceduto fuori della Romana Curia nel Maggio del 1590 - per autorità ordinaria su presentazione ed elezione degli uomini di questo luogo, come risulta dalle lettere di collazione e provvisione fatte dal reverendo Vicario generale Morra delegato, il primo Aprile 1591, che egli ha regolarmente presentato.
Ha preso possesso il cinque Aprile 1591, come risulta dall'istrumento di presa di possesso ricevuto da....
Non ha alcun chierico tonsurato: serve in Chiesa Giulio Manzocchi, ragazzo laico di anni tredici, senza licenza del superiore, senza vestire la cotta, al quale gli uomini danno due aurei; e il Parroco è molto negligente nelle cose ecclesiastiche, così la sua chiesa è male amministrata e piena di sporcizia.
LE ANIME E IL POPOLO
I fedeli in età d'esser ammessi alla S. Comunione d'ambo i sessi sono 400, complessivamente poi gli abitanti sono 600.
La cura delle anime affidata al Rettore di questa Chiesa è difficile, soprattutto per la Frazione di Belledo che dista molto dalla Chiesa.
Esiste il libro di stato d'anime che ogni anno è aggiornato ed è tenuto secondo le norme.
I libri dei Battezzati e dei Matrimoni sono legati insieme e vengono compilati secondo le prescrizioni.
Non esiste invece il Libro in cui scrivere i nomi dei defunti.
Per i funerali e le esequie il Parroco riceve venti soldi.
Gli inconfessi sono i seguenti: Giovanni Gattinoni, il quale però si è presentato scusandosi di non essere disposto.
Caterina Brianza e i suoi figli Pietro e Francesco, per il motivo che non vogliono perdonare a un tale povero, il quale in anni passati uccise Giuseppe figlio della detta Caterina e fratello dei suddetti Pietro e Francesco.
Non vi sono concubini.
Non vi sono usurai.
Non vi sono bestemmiatori.
Non vi sono meretrici pubbliche.
Non vi sono criminali.
Non vi sono coniugi separati né che vivono divisi.
Nessuno è sposato in grado proibito.
Non v'è nessuno dedito a superstizioni, venefici o arti magiche.
Nessuno che si comporti in modo irriverente in chiesa.
Non v'è nessuno che sia abituato a profanare i giorni festivi con opere servili, con balli, gazzarre, gozzoviglie o altre simili cose.
Non v'è nessuno che attenda a giochi d'azzardo o che presti malamente la propria casa per tali giochi.
Non vi sono osti.
Nessun medico fisico.
Nessun chirurgo.
Nessun maestro.
Nessun notaio.
I padri di famiglia sono 48.
I poveri sei.
Le vedove 26.
Gli orfani 10.
Gli uomini idonei a esercitare opere pie sono dieci.
LA SCUOLA DELLA DOTTRINA CRISTIANA
L'esercizio della Dottrina Cristiana non si tralascia mai, ma pochi vi intervengono e i padri di famiglia trascurano di partecipare essi stessi e di mandare i figli e le figlie.
Nella Chiesa parrocchiale vi è una sola scuola alla quale partecipano uomini e donne, che non sono opportunamente distinti in luoghi diversi.
Il priore, la priora e gli altri cooperatori sogliono esser presenti di rado.
E' stata ripresa la negligenza del Parroco che cura poco un esercizio tanto importante; quantunque sia Priore Generale di tutta la Pieve, nella sua Chiesa spesso tralascia il suo dovere.
Non si fanno esortazioni spirituali.
Non sono stati fissati i « pescatori» che radunino i ragazzi vagabondi e li conducano alla Chiesa.
Non si fa la lettura delle regole comuni della Dottrina Cristiana.
LA FABBRICERIA
Non esiste alcun luogo pio per la Fabbriceria.
LA CONFRATERNITA DEL S.MO SACRAMENTO
Lo stesso giorno e anno il rev.mo Monsignor Antonio Albergato visitò la Confraternita del Sacramento istituita nella stessa Chiesa parrocchiale di Sant'Andrea, venendo a sapere dal Priore e dai confratelli intervenuti secondo l'invito, che essa era stata eretta dal B. Carlo il 13 ottobre 1566; seppe anche che per facoltà apostolica concessa allo stesso B. Carlo, alla medesima erano state comunicate le indulgenze delle quali gode la Venerabile Arciconfraternita del S.mo Sacramento della Chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma, come chiaramente risulta dalle lettere patenti della stessa istituzione o erezione, date da Milano il 25 Settembre 1596 (!) con firma autografa dello stesso Cardinale e sottoscritte dal Cancelliere arcivescovile, che tosto furono presentate.
Gli iscritti nella confraternita sono 108 uomini e 178 donne.
Il registro con i nomi dei confratelli è tenuto o dal Parroco o dal Priore.
Si seguono le leggi e regole proprie delle confraternite del SS. Sacramento, e assicurano che le osservano, anche se non tutti.
Di rado ricevono la santissima Eucaristia, dopo essersi confessati.
Partecipano numerosi alle rogazioni e alle processioni del S.mo Sacramento che si fanno per regola ogni terza domenica del mese; pochi invece accompagnano il Santissimo Sacramento quando viene recato agli ammalati, e neppure hanno pronte in casa le candele per questo scopo.
Non sono fissati ogni mese quelli che devono portare il Baldacchino; però tutti sono disponibili a questo compito.
Non si correggono con benigne e fraterne parole coloro che tengono condotta morale scorretta; né si presta alcun caritatevole servizio a quei confratelli che talvolta si lasciano andare a qualche pubblico vizio.
Questa confraternita non possiede beni stabili.
E' sempre esposta in chiesa la cassetta delle elemosine, chiusa con unica chiave, che viene aperta alla presenza del Parroco, del Priore, del Propriore e del Tesoriere, e le elemosine vengono consegnate al Tesoriere, il quale ne tiene nota nel libro dei conti.
Con queste offerte si sostengono gli oneri imposti alla confraternita, come pure si provvede all'olio per la lampada accesa davanti al santissimo Sacramento. Si comprano anche le candele che ardono sull'altare maggiore nei giorni di festa e quelle che si portano attorno al S.mo Sacramento sia nelle processioni sia nell'accompagnamento agli ammalati.
L'amministrazione della confraternita è affidata al Rettore della Chiesa che sempre precede il Piore, il Propriore, il Tesoriere e il Cancelliere, i quali sono cambiati o confermati ogni anno.
Tutti costoro si riuniscono di rado per trattare le cose riguardanti la retta amministrazione della confraternita.
Non si fa alcuna spesa senza l'approvazione del Parroco.
Il Tesoriere tiene il libro dei conti né correttamente né con ordine; richiesto, lo mostra sempre al Parroco e ai Deputati.
Al termine dell'anno il Tesoriere rende conto della sua amministrazione o alla stessa confraternita o al Vicario foraneo in vista o quando altrimenti glielo chiede. Il libro dei conti viene sottoscritto o dal Parroco o dallo stesso Vicario Foraneo.
Attualmente il Tesoriere è il quale ha presentato il libro; dopo accurato esame, è risultato che egli deve la somma di lire ....
L'ORAZIONE VESPERTINA, MATTUTINA E MERIDIANA
L'orazione vespertina in Chiesa si fa solo nei giorni festivi.
Non si suonano mai i segni dell'orazione mattutina e dell'orazione dei morti.
L'ORATORIO DI SAN ROCCO DI BARCO NELLA PARROCCHIA DI ANCILLATE
E' descritta negli Atti per Maggianico la visita a un oratorio di San Rocco a Barco, esistente già ai tempi di San Carlo. La chiesa attuale dedicata allo stesso Santo è però costruzione di Giuseppe Bovara, terminata nel 1844 come ricorda Bruno Bianchi in "Opere d'arte a Lecco", che la definisce "un perfetto esempio di organismo neoclassico a pianta centrale"
Lo stesso giorno e anno il rev.mo Monsignor Albergato ha visitato l'oratorio di San Rocco ivi situato.
L'altare è costruito secondo le norme, in capo alla navata, rivolto a oriente, non è consacrato e aderisce alla parete.
Non vi è sovrapposta la tavola di legno.
Manca della pietra sacra.
La sua predella, indecorosa, dista due cubiti dalla parete di fondo.
Il medesimo altare manca di ogni ornamento.
La cappella è costruita in forma quadrata; in parte è ornata con pitture e in parte è imbiancata. Il pavimento è in calcestruzzo.
Questo oratorio è rivolto a oriente; non esiste documento della sua consacrazione; risulta di unica navata.
Il pavimento è costruito in cemento, e vi si ascende con un solo gradino. Le pareti sono intonacate.
Il pavimento viene scopato di rado.
L'oratorio ha sulla facciata un'unica porta. Sul fastigio di questa porta non vi è l'immagine del santo al quale l'oratorio è dedicato.
Non vi è pila per l'acqua santa.
L'oratorio non ha alcuna suppellettile.
Il frontispizio è chiuso con cancelli di legno.
In occasione della visita del B. Carlo del 1566 il Rettore e i Vicini di Ancillate riuniti insieme si sono lamentati che gli uomini di Barco avevano alienato dei beni lasciati per opere pie, e che inoltre i medesimi uomini usurparono altri beni lasciati alla Chiesa e oratorio di San Rocco, e non soddisfacessero gli oneri.
Dissero ancora che un certo Pietro Gervasi aveva lasciato alla Vicinanza un legato di sei staia di frumento da pagarsi ogni anno, e un altro legato di sette pertiche di terra come risulta dai libri dell'Estimo del territorio di Lecco nel libro quarto, con l'onere di celebrare sei messe l'anno; e a questo onere non si è mai soddisfatto. Quel terreno era posseduto da Lanzino Ghislanzoni; e il Rettore affermava che detto Lanzino aveva costruito un muro divisorio tra i beni della Chiesa e i suoi, e in quell'occasione aveva usurpato molti beni ecclesiastici, e che lo stesso Lanzino era tenuto a fare un baldacchino in forza di legato fatto a voce da suo padre Cristoforo.
Sopra queste cose il Beato Carlo ordinò e delegò il Magnifico Giovanni Antonio Airoldi luogotenente del Pretore di Lecco per l'esecuzione dei legati ai quali era tenuto il detto Lanzino.
Il B. Carlo ordinò al Vicario foraneo del luogo che curasse il recupero di tutti i beni lasciati in favore di cause pie, e venduti dai vicini, e l'adempimento degli oneri.
Ordinò poi che tutti i legati fatti alla Chiesa o per altri usi pii fossero adempiuti.
I sindaci e tutti gli altri officiali si cambino ogni anno, e venendo mutati rendano conto in mano degli altri officiali da nominarsi con ogni diligenza, e del Vicario foraneo predetto o di altra persona da lui deputata.
L'ORATORIO DI SANT'AMBROGIO NELLA PARROCCHIA DI ANCILLATE
Lo stesso giorno e anno il medesimo Rev.mo Monsignor Albergato visitò l'oratorio di Sant'Ambrogio ivi situato.
L'altare è costruito in fondo alla navata secondo la forma prescritta, guarda a oriente, non è consacrato ed è addossato alla parete. Manca della mensa di legno e di tutti gli ornamenti propri dell'altare, perché su di esso non si celebra mai.
La sua predella, indecorosa, dista dalla parete posteriore due cubiti, dai cancelli invece tre cubiti.
Ha un soffitto di rozze tavole di legno.
La cappella è di forma quadrata, le sue pareti in parte sono ornate di pitture in parte imbiancate.
Al posto dei cancelli vi è una parete alta due cubiti.
Dalla parte dell'Epistola vi è una finestra munita di inferriata.
Per questo altare vi è un legato di trenta lire imperiali, che viene pagato al Prevosto di Lecco dalla famiglia Moroni per un terreno di trenta pertiche nella campagna di Maggianico presso la Chiesa, come risulta da istrumento ricevuto da Francesco Gallarati, notaio in Milano, nell'anno 1494, riferito dalla visita del B. Carlo del 1566.
Il pavimento della cappella è in cemento.
Questo oratorio è rivolto a oriente; della sua consacrazione non si ha documento alcuno; consta di unica navata.
Il pavimento è in cemento e vi si sale per un unico gradino. Le pareti sono intonacate e sono rozze.
L'oratorio ha una porta sulla facciata dalla parte orientale. Sul fastigio di questa porta non v'è immagine del Santo titolare dell'oratorio.
Il pavimento viene scopato di rado.
Non esiste campanile.
Manca la pila dell'acqua santa.
Non possiede alcuna suppellettile ecclesiastica.
LA CHIESA DI SANT'ALESSANDRO DI BELLEDO NELLA PARROCCHIA DI ANCILLATE
La chiesetta di S. Alessandro in Belledo, una volta appartenente alla parrocchia di Maggianico. Doveva piacere molto a rondini e uccelli in genere, curioso particolare accennato in una nota. Belledo è ora parrocchia autonoma e possiede un'altra chiesa
Lo stesso giorno e anno il medesimo Reverendissimo monsignor Albergato visitò la Chiesa di Sant'Alessandro ivi situata, membro della sopraddetta parrocchia di Ancillate.
Unico è l'altare di questa Chiesa e non consta della sua consacrazione.
Questo altare è costruito secondo la forma prescritta. Manca della mensa di legno.
Vi è la pietra sacra secondo le prescrizioni. La sua predella, decente, dista dalla parete posteriore due cubiti, dai cancelli invece quattro cubiti.
Questo altare è ornato di una croce, di due candelieri di ottone, di tabella delle segrete, di tre tovaglie e un palio.
Non ha capocielo, ma al suo posto una volta che si può facilmente ripulire.
LA CAPPELLA MAGGIORE
La cappella con volta è costruita di forma quadrata. Il suo pavimento è di calcestruzzo, vi si sale per un solo gradino di pietra, E' chiusa con cancelli di legno.
Non c'è la pala, invece le pareti sono ornate con pitture sacre.
Vi è inoltre una finestra dal lato dell'Epistola chiusa con inferriata e con vetri trasparenti.
Nella stessa Cappella c'è una porta, dalla quale si entra in sacristia.
Qualche volta i laici occupano il presbiterio per ascoltare la messa.
GLI ONERI DELL'ALTARE
A questo altare è annesso l'onere di una Messa feriale ogni settimana imposto dagli uomini del detto luogo di Belledo, i quali si sono obbligati a pagare ogni anno settantadue lire imperiali al Parroco pro tempore di Ancillate, come risulta dall'istrumento di unione di detta Chiesa di sant'Alessandro con la Chiesa di sant'Andrea del predetto luogo di Ancillate, fatta dal reverendissimo monsignor Girolamo vescovo di Famagosta visitatore apostolico il due Settembre 1575.
Al sopraddetto altare, oltre l'onere di una Messa feriale ogni settimana, è annesso l'onere di un legato di due Messe da celebrare ogni anno, fissato dal testamento del fu ricevuto da pubblico notaio di Milano il del qual legato non si ritrova l'esemplare per la lontananza di tempo.
Questo legato deve essere osservato e pagato dal Signor Luigi Arrigoni, al quale sono pervenuti i beni di detto testatore con detto onere, ed egli di fatto lo soddisfa per mezzo del reverendo Curato di Ancillate. Lo stesso Arrigoni ha affermato di aver comperato detti beni con quell'onere della celebrazione di due Messe.
LA CHIESA
Questa Chiesa, della cui consacrazione nulla si sa, guarda a mezzogiorno. Ha una sola navata. Il pavimento è in laterizio meno elegante di quel che converrebbe; in alcuni punti è depresso, in altri sopraelevato, onde succede che chi vi entra facilmente incespica. Vi si sale per un unico gradino.
Le pareti sono intonacate e imbiancate, però tutte rozze.
La Chiesa è coperta con rozze tegole.
Solo raramente si scopa il pavimento, come pure raramente si leva la polvere dalle colonne e dai pilastri o si puliscono le tavole dalle ragnatele.
La Chiesa ha una porta sulla facciata, e una per ciascun lato, che danno accesso al cimitero.
Le finestre sono due.
Vi è un unico confessionale di assi di pioppo e non fatto secondo le prescrizioni. Non vi sono appese le tabelle dei canoni penitenziali e dei casi della Bolla « Coenae Domini » e neppure le altre tabelle.
Vi è un'unica pila dell'acqua lustrale, indecorosa e non regolare.
Il campanile di forma quadrata è costruito in un angolo entro la porta maggiore. Sulla sua sommità si vede eretta una Croce di ferro.
Il cimitero si trova d'ambo le parti della chiesa, rivolto a mezzogiorno e a occidente. Non è spianato bene. E' recinto da muro.
Non vi è alcuna Cappella nella quale si possano fare delle preghiere per i defunti.
La sacristia è costruita a occidente, accanto alla cappella maggiore dal lato dell'Epistola, e vi si scende per unico gradino.
Le pareti sono intonacate e imbiancate. Ha copertura a volta.
La porta della sacristia dà nella cappella maggiore.
Ha una finestra rivolta a mezzogiorno, munita di inferriata e di anta.
Non vi sono né inginocchiatoio né lavabo con manutergio per ripulire le mani.
Non vi sono affisse al loro posto le tabelle con le preghiere prescritte all'indossare dei paramenti sacerdotali.
Gli armadi per conservare le vesti sacre e l'altra suppellettile della Chiesa sono di pioppo.
Questa è la suppellettile di tutta la Chiesa e della sacristia:
Una croce di ottone.
Un calice con la coppa d'argento dorato e patena pure di argento dorato.
Un corporale con animetta.
Quattro purificatoi,
Un Messale nuovo.
Una pianeta ondulata con stola e manipolo di colore bianco.
Un camice. Due amitti.
Quattro tovaglie.
L'ORATORIO DELLA B. MARIA VERGINE SITUATO SULLA STRADA DELLA PARROCCHIA DI ANCILLATE
Lo stesso giorno e anno il medesimo Rev.mo Monsignor Albergato ha pure visitato l'oratorio della B.V. Maria costruito sulla strada pubblica che da questo oratorio conduce alla parrocchiale di Ancillate. La sua forma è quadrata. Il pavimento è in calcestruzzo. Le pareti sono imbiancate e adorne di immagini di Santi decentemente dipinte.
La porta dà sulla strada pubblica, ed è munita di battente che però non ha né serratura, né chiave, né catenaccio. L'accesso perciò è sempre aperto.