Amilcare Ponchielli a Maggianico e a Lecco

AMILCARE PONCHIELLI A MAGGIANICO E A LECCO

Ponchielli dopo una vita fortunosa, appena ebbe provato la gioia dei trionfi dovuti al suo ingegno o alle sue sublimi ispirazioni, senti il bisogno di vivere tranquillo, per coltivare i suoi studi e condurre a termine le opere abbozzate. Visitando sovente il Ghislanzoni a Maggianico, pose gli occhi sopra un terreno in pendio, sul cui ciglio pensò di erigere la sua modesta casa di villeggiatura.
Ciò avvenne, se non erro, nel 1878.
"A Maggianico - diceva sovente agli amici - mi trovo proprio bene pel fisico e pel morale; quando sono ammalato, vado alla mia villa Teresina, ivi trovo subito la guarigione".
Quantunque salito sul gradino della gloria, non si lasciò mai dominare dalla superbia: egli mostrava di attribuire alla sua persona e alle sue opere un'importanza afflitto secondaria.
A Maggianico s'intratteneva bonariamente con tutti, e da tutti era riguardato con affetto e stima profonda; quando si trattò di soccorrere l'asilo infantile, egli figurò fra i primi cooperatori.
Si narrano di lui graziosi aneddoti.
Un povero violinista chiese e ottenne di dare un concerto nello stabilimento balneario di Maggianico. All'ultima ora mancò il pianista che doveva accompagnarlo: ma in quel punto giunse Ponchielli per sentire il concerto; e conosciuta la causa della sospensione, si mise tosto al piano, dando esempio di generosità ai villeggianti, che alla loro volta l'esplicarono in onore del violinista.
Prima del 1879, il Ponchielli villeggiava a Lecco, vicino al vecchio maestro Abbati, organista della parrocchia. Una festa si doveva celebrare Messa solenne: l'organista non c'era; aveva perduto la corsa che da Mandello doveva condurlo a Lecco. La figlia, disperata, all'ultimo momento espose con titubanza la cosa a Ponchielli, che lietissimo di evitar un dispiacere a quella famiglia, andò a passo di corsa sull'organo e fece strabiliare i fedeli con le sue stupende improvvisazioni.
Nei convegni di Maggianico il Ponchielli, sempre allegro, sempre modesto e cordiale con tutti, divertiva sovente sè stesso e gli altri, facendo il fanciullone. Era famoso nell'imitare le timide e inesperte suonatrici di piano: con le sue smorfie, con interruzioni e stentature naturalissime, faceva sbellicare dalle risa.
Sensibilissimo, fu veduto molte volte piangere per le altrui sventure, come per le ovazioni di cui era fatto segno.
Diverse volte prese parte, con la consorte, a concerti in favore del povero asilo infantile di Maggianico; fu felicissimo di prodursi a Lecco, con la sua Teresina, in un grande concerto per il monumento al Manzoni.
In proposito alla distrazione di Ponchielli si raccontano aneddoti veri e inventati: nessuno a Lecco, per esempio, ricorda che Ponchielli abbia spezzato una vetrina, credendo d'entrare in altra via.
Sono esagerazioni: è un fatto però che l'autore della Gioconda confessava di non fidarsi troppo di se stesso. Al teatro di Lecco, quando veniva chiamato entusiasticamente al proscenio, raccomandava al maestro Viscardi di sorvegliarlo, per evitargli di commettere qualche balordaggine come, per esempio, quella di presentarsi agli spettatori col cappello in testa.
Quando fu malato il suo primogenito, egli stesso veniva a Lecco a prendere lo medicine. Distratto più del solito, andava difilato alla farmacia Silva; ma gli accadeva sovente di entrare nel vicino negozio di tabacco e commestibili della ditta Signorelli per l'ordinazione, di uscirne per andare dal Silva e di rientrare poi dal Signorelli per ritirare le medicine.
Ne avvenne un'altra bella al caffè Lecco. Ponchielli stava aspettando la cioccolata. Nel frattempo un avventore si sedette vicino a Ponchielli, ordinando un gelato. Il cameriere portò il gelato prima della cioccolata, e Ponchielli, pensando certamente alle sue melodie passate, presenti o future, tirò a sè il gelato e lo prese; poi, a suo tempo, trangugiò anche la cioccolata, ritirando in seguito il resto dovuto al suo vicino pel pagamento di altro gelato portatogli dal cameriere.
Un'altra. ll poeta Antonio Ghislanzoni e suo fratello Vittorino erano invitati a pranzo con Ponchielli in una casa signorile. Ponchielli era dominato dall'idea fissa di trovarsi in un albergo: tutti gli sforzi dei due fratelli per evitare un aneddoto nuovo, non valsero a nulla; a un certo punto Ponchielli, sembrandogli che il servizio non andasse troppo bene, esclamò: "Insomma, dove sono i proprietari di questo albergo?".

ANGELO MARIA CORNELIO
(dalla rivista mensile "All'ombra del Resegone", anno VI - N.7 Luglio 1932)