Lecco - Le vecchie industrie: Vellutificio Redaelli
Articolo sul Vellutificio redaelli
dal Quotidiano "La Provincia" - 12 marzo 1993
velluto per le prestigiose poltrone di Carlo Molino e Achille Castiglioni
costume per la Cenerentola rossiniana alla Scala (1973)
LECCO —
Inquadrato in una prospettiva storica anche il fenomeno della moda,
l'effimero per eccellenza, acquista un rilievo assoluto. E non tanto per le
trovate dei sarti o stilisti, come amano definirsi, anche se è innegabile la
loro importanza nell'interpretare lo spirito dei tempi.
Quando il fenomeno
della moda è letto più in profondità e dal taglio si passa al tessuto, dalla
luce abbagliante della passerella e delle top-model si passa alla considerazione
dell'oscura, almeno per i non addetti, realtà economica dei mezzi e dei rapporti
di produzione, delle tecniche di base della creazione di filati e tessuti di
qualità, ci si inoltra in un lungo cammino a ritroso che conduce direttamente
agli inizi della civiltà e della storia dell'uomo.
Si incontrano sterminate
fortune economiche assicurate dal possesso in esclusiva di un determinato
procedimento: città e Stati ricchi e potenti, grazie alle loro industrie tessili
e ai loro artigiani, quando la manifattura doveva ancora nascere e con essa
l'esercito dei salariati; vie di comunicazione battute esclusivamente per il
commercio delle stoffe e delle sete con il loro corollario di civiltà splendenti
successivamente cadute in rovina.
Queste semplici riflessioni, e altre più
legate al costume, vengono suggerite dalla lettura di un volume, ora in libreria
al prezzo di lire 80 mila, pensato per celebrare il centenario della Redaelli
Velluti, il maggiore produttore italiano di velluto liscio (di ordito) con sede
a Mandello. Fondata a Rancio di Lecco nel 1893 come «Fabbrica Velluti e
Peluches» da Alfredo Redaelli, che aveva studiato e lavorato sui sistemi di
tessitura in Francia e Germania, divenne la prima tessitura meccanizzata
italiana per la produzione di velluto di ordito. Nel 1912 venne aperto lo
stabilimento di Mandello. Specializzata in velluti in doppia pezza per
l'abbigliamento, l'arredamento e per usi industriali, la Redaelli Velluti ha tra
i suoi clienti firme prestigiose come Christian Dior, Ferré, Krizia, Ungaro,
Valentino, Versace e Yves Saint Laurent. Le industrie automobilistiche Alfa
Romeo, Fiat, Bmw e le Ferrovie dello Stato, oltre ai teatri alla Scala di Milano
e Carlo Felice di Genova, utilizzano i prodotti della ditta di Mandello per
l'arredamento da interno.
Riccamente illustrato con un apparato iconografico
di tutto rispetto, il volume è pubblicato da «Idea Books» con il titolo
«Velluto» ed è curato da Fabrizio de' Marinis, giornalista esperto di economia
attualmente in forza ad «Affari e Finanze» di «Repubblica». Hanno collaborato
con testi che affrontano i vari aspetti economico-sociali e culturali legati al
velluto, come la sua importanza nel Rinascimento italiano, il valore di status
symbol che il prezioso tessuto ha avuto nella moda nei secoli, la sua importanza
nell'arredamento, esperti di costume e architetti. Sono Roberta Orsi Landini,
Aurora Fiorentini Capitani, Stefania Ricci, Luisella Pennati, oltre ad Alfredo
Redaelli, il nipote del fondatore dell'azienda, che ha trattato aspetti legati
alla tecnologia di produzione e alle tipologie del velluto. Ovvero, tutto quello
che vorreste sapere sul velluto ora potete trovarlo nelle duecento pagine del
volume. Tutto tranne l'origine di questo tessuto che dalla sua comparsa ha
vestito per secoli esclusivamente i ricchi e i potenti.
Sembra, secondo
alcuni esperti citati nei vari saggi, che il procedimento per tessere lasciando
il pelo in superficie venga dall'Oriente, attraverso la Via della Seta. Di certo
questa tecnica fece la fortuna dell'Italia dal XII al XVIII secolo: Lucca,
Siena, Firenze (i Medici), Venezia e Genova rifornirono l'Europa di stoffe
pregiate per vestiti, tappezzerie, bardature di cavallo e altro.
Poi la
supremazia passò alla Francia, a Lione soprattutto dove grazie alla lungimiranza
e al gusto per il lusso di Luigi XIV poté svilupparsi la «Grande Fabrique»
lionese. Da allora i mercati che nel Rinascimento erano dominio esclusivo dei
fabbricanti italiani passarono definitivamente ai produttori transalpini.
E'
curioso leggere come le fortune del velluto fossero legate a particolari
condizioni economiche e che in periodi di crisi anche politiche venisse
trascurato preferendo la discrezione e la morigeratezza di tessuti meno
pregiati. Oppure che apposite leggi suntuarie, per regolare il lusso smodato,
venissero emanate per riservare alla classe dominante l'esclusiva della preziosa
stoffa. O ancora che nello spledore del Cinquecento italiano il mezzo per
dimostrare il proprio disprezzo della ricchezza del materiale fosse quello di
inciderlo con tagli secondo una moda che gli durò per più di un secolo.
E
che ha qualche riscontro anche oggi, solo che i tagli «grunge» sono nei jeans e
non nel broccato.
E sapere che la Rolls Royce dei Beatles era rivestita di
velluto prodotto dalla fabbrica di Mandello? Fa talmente parte della nostra vita
quotidiana, si trova nei grandi magazzini, è accessibile a tutti tanto che può
sembrare banale, un tessuto come un altro. Invece ha una storia ai piani alti il
velluto. Una storia piena di fascino.
Claudio Scaccabarozzi
Articolo sul Vellutificio redaelli
da "La Rivista di lecco" del novembre
1924
Come abbiamo dichiarato nella presentazione de La Rivista di Lecco, è nostro
intento far conoscere, oltre la bontà del nostro clima e la bellezza del nostro
Lago e dei nostri monti, la importanza delle nostre industrie. Importanza ben
nota agli stranieri, ma non conosciuta o non tenuta in considerazione da la
burocrazia romana, tarda e pigra, che tratta la nostra Lecco, come una borgata
senza alcuna importanza.
La nostra rassegna incomincia con una industria da
poco tempo trapiantatasi in Italia, ma già fiorente, ma già vittoriosa su tutti
i mercati del mondo per merito, in gran parte, di un vero capitano d'industria,
il concittadino Alfredo Redaelli, che seppe strappare all'industria straniera e
far proprio il primato, nella fabbricazione dei velluti e peluchés.
La
Fabbrica Velluti e Peluchés Alfredo Redaelli, fu impiantata a Rancio nel 1893.
Fino allora Crefeld e Lione si disputavano i mercati con i loro prodotti.
L'Italia era assente.
Alcuni anni prima, un giovane comasco, il Nostro,
terminata la scuola di setificio a Como, si recava a Crefeld, ed entrava come
operaio prima, come impiegato dopo, in una delle più rinomate fabbriche di
velluti.
Armato di fede, volonteroso, tenace, osservatore attento e
scrupoloso, acquistò in breve tempo la conoscenza completa della fabbricazione
meccanica del velluto, e, sicuro di sè, ritornò in Italia con nel cuore la
certezza della vittoria.
La battaglia fu aspra. Il piccolo stabilimento sorto
sul dorso della montagna, doveva lottare contro un'industria centenaria, salda e
agguerrita. Ma Alfredo Redaelli riuniva in sè la tenacia della gente tedesca e
la genialità della razza latina, e vinse. In un trentennio il modesto
stabilimento di Rancio si è ampliato fino a diventare una cittadella
industriale. A questo si è poi aggiunto quello, non meno importante, di Mandello
Lario.
Visitando gli Stabilimenti di Rancio e Mandello, abbiamo provato una
grande gioia spirituale. Massiccio il primo, creato per la battaglia; più
leggero il secondo, quasi civettuolo, in mezzo al verde smeraldato, lungo il
Lario che lo lambisce.
Tutto è ordine, all' interno. Ampi cortili, reparti
grandiosi, pieni di luce, ove il lavoro si svolge rapido e sicuro.
Dovunque
si sente la mano e l'occhio vigile del capitano che guida, ammaestra, dirige.
L'orma segnata da Alfredo Redaelli è di quelle che non si cancellano. La opera
sua non ha mai subito scosse né soste. Tranquillo, sereno, sicuro della sua
forza, egli è ancora il giovane operaio e impiegato di Crefeld ; ancora, come
allora, primo ad entrare nella fabbrica, l'ultimo ad uscirne ; sempre pronto ad
accomodare la macchina, i cui ingranaggi conosce meglio del più provetto dei
meccanici ; a insegnare al tessitore, al disegnatore, al dirigente, poiché Egli
tutto conosce, chè alla sua industria si riferisce.
La Fabbrica Velluti e
Peluchés Alfredo Redaelli è oggi una società anonima con un cospicuo capitale;
ha succursali in tutto il mondo nuovo, antico ed antichissimo; batte sui mercati
italiani e stranieri le industrie centenarie di Francia e di Germania; ha
insomma, conquistato all'Italia un Primato di genialità e di lavoro. Ma tutto
ciò si deve al giovane comasco, che partito per Crefeld trentacinque anni or
sono, con unico viatico la tenace volontà e l'amore per la sua terra, seppe
donare alla Patria un'industria vasta e possente.
Pubblicità REDAELLI del 1955
Pubblicità REDAELLI del 1957
Pubblicità REDAELLI del 1971