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Tavola 10 « S. Antonio Abate »
nella chiesa di S. Antonio a Malavedo.
Olio su tavola: cm. 78 x
61.
Stato di conservazione: buono, ma ha subito in
alcune parti un deprecabile restauro; la cornice con
predella è forse coeva o appena poco più tarda.
Tutto quanto rimane dellantico
oratorio di S. Antonio a Malavedo è questa tavola,
attribuita in una cronaca del secolo scorso, a Bernardo
Zenale (1450-1507).
Uguale attribuzione venne sostenuta dal Bovara,
architetto neoclassico lecchese. Non è certo allo Zenale
del celebre polittico di Treviglio, realizzato col
Butinone fra il 1485 e il 1507, che si deve andare per
ritrovare lepoca della tavola di Malavedo, ma
piuttosto ad un suo periodo precedente, certo assai
vicino a quello del «S. Sebastiano » ora
a Parigi. Lesigenza tipica della cultura pittorica
lombarda di inserire il racconto in uno spazio preciso,
dalle profondità calcolate, è sottolineata dallo
Zenale, che fu pure architetto ed autore di un trattato
di prospettiva, collinserire nel terreno, che qui
nel paesaggio aperto sembrerebbe suggerire solo notazioni
naturalistiche, un leggero tracciato prospettico. Ogni
elemento cresciuto dalla terra, poggia sui propri
fondamenti: il santo, lalbero il paese e i monti;
solo il maiale sembra posato a stento dentro il quadro e
quasi « appeso ». E accaduto ad
altri pittori lombardi di cedere davanti al simbolo, di
non vederne il peso, disposti come erano ad accettare
solo le cose vere, materialmente vere, e piuttosto
scettici o intimoriti di fronte ai segni misteriosi.
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Bibliografia:
« Loratorio di S. Antonio Abate a Malavedo ».
« G. Calvi " Notizie sulla vita e sulle opere
dei principali architetti, scultori e pittori che
fiorirono a Milano durante il governo dei Visconti e
degli Sforza » Milano, 1859-65.
Malaguzzi-Valeri «Pittori lombardi del Quattrocento
» Milano, 1902.
C. Baroni-S. Samek Ludovici « La pittura lombarda del
quattrocento » Messina-Firenze, 1952
C. Villa « Precisazione sullo Zenale » in « Commentari
» 1955.
A. Ottino Dello Chiesa «Pittura lombarda del
Quattrocento » Bergamo, 1959. |