ARTE A LECCO
Bruno Bianchi
OPERE D'ARTE A LECCO
ED. G. STEFANONI
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Affreschi provenienti dalla Chiesa del Convento di S. Giacomo a Castello.
Tavola 20

« Crocefissione » ora nella chiesa di N. S. della Vittoria.

Affresco staccato e riportato su tela: cm. 372 x 358.

Tavola 21

Particolare della stessa.

Nel 1936 venivano demoliti a Castello il convento e la chiesa di San Giacomo, costruiti intorno al 1530. Nella demolizione vennero salvati il portale ora al Museo civico di Lecco, e affreschi che decoravano la parete in fondo della Chiesa.
E’ stato fatto per queste pitture il nome di Gaudenzio Ferrari, o della sua cerchia, e certamente qualcosa del maestro e della maniera sua degli ultimi anni è reperibile nella nostra crocefissione. Le somiglianze con la sua pittura sono però troppo larghe e generiche per risalire ad una attribuzione; certe figure come la Maddalena inginocchiata, il gruppo con la Vergine, il San Giovanni Evangelista, i cavalli e l’immancabile cagnolino bastardo sono piuttosto patrimonio della pittura lombarda tra il XV e il XVI secolo, che di Gaudenzio Ferrari. Furono molti gli scolari e gli imitatori anche tardivi di Gaudenzio Ferrari, ed è certo in questa schiera che va ricercato l’ignoto affrescatore della chiesa di San Giacomo. E’ assai difficile pensare poi che il convento di San Giacomo, edificato in tempi tutt’altro che pacifici, « con limosine poi dello stesso Medeghino e de’ popoli circunvìcìni, ed in particolare quelli di Lecco », fosse stato immediatamente completato e decorato; prima cioè del 1546, anno della morte di Gaudenzio Ferrari.
L’accentuarsi degli elementi, per così dire michelangioleschi, nel disegno e nella ricerca volumetrica delle figure, fa pensare ad una imitazione della maniera più tarda del Ferrari; non altrettanto si può dire per la sommarietà di certi panneggi, per un certo imbarazzo nella soluzione della parte alta della Crocefissione, come pure per la presenza di qualche scorrettezza nel disegno delle figure secondarie, quali la donna col bambino seminascosta dietro un cavallo.
Si deve pensare quindi ad un’opera posteriore alla metà del 1500, nella quale accanto ad esecutori assolutamente secondari, sia intervenuto nella. composizione dell’insieme e, nell’esecuzione delle parti principali (il Cristo, gli Angeli, almeno un ladrone) un maestro non secondario e certo non immemore dell’apporto di Gaudenzio Ferrari.

Bibliografia:
B. Berenson « The North Italian Painters of the Renaissance » Londra 1907.
E. Hatsey « Gaudenzio Ferrari » Londra 1908.
P. Galtoni « Sacro Monte di Varallo » Varallo 1909.
G. Paoli in « Thieme-Becker, Kunslter-Lexikon » XI Lipsia 1915.
A. Mastalli « Il convento degli Zoccolanti ecc. » « Memorie storiche della Diocesi di Milano » Milano 1954.

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