ARTE A LECCO
Bruno Bianchi
OPERE D'ARTE A LECCO
ED. G. STEFANONI
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Tavola 6
Affreschi della Chiesa di S. Giovanni Battista a Chiuso, attribuibili a Giovan Pietro da Cemmo.
Tavola 7
Particolare della crocifissione.
Tavola 8
Particolare con « S. Agostino » (a colori).
Stato di conservazione: ora si può dire buono, dopo i recenti lavori di risanamento murario ed i restauri eseguiti ottimamente dal prof. Ottemi della Rotta.

Non c’è forse pittore provinciale che abbia operato in Lombardia sul finire del 1400, che non sia debitore in qualche modo di Vincenzo Foppa; il grande maestro bresciano che trasmise ai pittori della sua cerchia, oltre ad una nuova sensibilità luministica, la lezione prospettica ed il rigore plastico del Mantegna.
Gli affreschi di Chiuso, per più ragioni, sono attribuibili ad uno dei pittori operanti nell’orbita foppesca; Giovanni Pietro, da Cemmo in Valcamonica. La Crocefissione, costipata di figure, cavalli, stendardi, angeli, alabarde e cartigli, rivela la sua affinità con quella dipinta da Giovanni Pietro a Esine anche nel disegno dei nudi, nei panneggi delle donne e ancora di più in quel modo di gestire dei personaggi secondari di questo palcoscenico popolaresco, irto di gesti accentuati, di bocche spalancate e di barbe feroci; c’è il medesimo impaccio nel disporre gli angeli, anche loro in pieno melodramma, alterati e contorti per poterli incastrare nel poco spazio che rimane libero attorno ai bracci della croce. Si potrebbe dire che la. crocefissione di Chiuso è meno ieratica di quella dipinta da Giovan Pietro a Borno di Valcamonica, ma è certo meno cal]igrafica di quella da lui dipinta a Esine: più vera per lo svolgersi più spontaneo degli stendardi e per la stanchezza assolutamente umana del volto del Crocefisso, come in attesa di riposo. Ai lati del Pantocrator, chiuso nella mandorla iridata, i quattro dottori della Chiesa sembrano invece divenuti il pretesto per soddisfare finalmente quell’esigenza di « interno » che il dramma della croce non consentiva. Un interno a cavallo fra il casalingo e il surrealista e che vede accostati certi armadietti socchiusi cari alle « annunciazioni » allo straordinario impianto monumentale di un trono marmoreo goticheggiante e prospetticamente un po’ acerbo. Anche qui non sono difficili da trovare gli accostamenti ad altre opere di Giovan Pietro da Cemmo, a cominciare dal modo di descrivere gli elementi di contorno, analoghi a quelli usati dal maestro nell’Assunta della Chiesa di Borno. L’aria di indulgente scetticismo, già nota in altre figure di Giovan Pietro, che fa alzare un poco le sopraciglia ai quattro scriventi imprigionati nel loro splendido arredamento, sì ritrova in alcune delle figure di profeti che fasciano l’arco del presbiterio; ciascuno di questi, affacciato ad una apertura gotica, sventola senza convinzione il proprio cartiglio, con una espressione appena poco più contenuta di quella messa in viso alle « Sibille » che il nostro pittore dipingerà un poco più tardi, (nel 1493) in analoga composizione, nella chiesa di Biennio.

Bibliografia :
U. Nebbia « Note d’arte in. Valcamonica » rn: « Rassegna d’arte
», 1912.
Malaguzzi-Valeri « Nuovi affreschi lombardi del ‘400 » in: « Rassegna d’arte
», 1914.
A Sino « Intorno at pittore Giovan Pietro da Cemmo e alla sua famiglia » in: « Memorie storiche della diocesi di Brescia
», XIV 1947.
5. Barni « I da Cemmo pittori di Val Camanica » in: Archivio Storico Lombardo
», 1950.
C. Baroni-S. Samelc Ludovici « La pittura lombarda del quattrocento » Messina-Firenze, 1952.
M. L. Ferrari « Glovan Pietro da Cemmo » Milano, Ceschina, 1956.

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